Al Salone del Libro di Torino appena concluso Yasmina Reza, scrittrice e drammaturga francese di origine iraniana e ungherese – Il dio del massacro è la sua pièce più nota, portata al cinema da Roman Polanski – ha tenuto la sua preziosa lezione inaugurale, ma ha anche presentato il suo ultimo libro, La vita normale (tradotto da Davide Tortorella e pubblicato da Adelphi come tutti i suoi titoli). Una raccolta di osservazioni, incontri, brevi cronache processuali (per 15 anni Reza ha assistito a casi di giustizia penale, aggressioni, omicidi, in giro per la Francia) in cui l’autrice mette al centro il suo formidabile punto di vista, sempre spiazzante e illuminante. Una prospettiva che dà un senso inaspettato a tutto ciò che racconta.
Diario di guerra. La storia che narra in presa diretta Victoria Amelina in Guardando le donne guardare la guerra (Guanda), e di cui lei stessa è tra le protagoniste, la ucciderà. Rimasto tragicamente incompiuto – Amelina viene uccisa da un missile russo il 27 giugno del 2023 mentre è a cena in un ristorante di Kramatorsk, nel Donesk – è il diario di una scrittrice che l’impensabile, ovvero l’invasione dell’Ucraina, ha reso una reporter di guerra. Racconta il nuovo quotidiano di violenza e pericolo, affrontato da altre donne coraggiose come lei. Una testimonianza straordinaria, con la prefazione di Margaret Atwood.
Voyeuristico. La finzione prende il sopravvento nel romanzo Niente di più illusorio di Marta Pérez-Carbonell (trad. Gina Maneri; Gramma Feltrinelli). Una giovane traduttrice spagnola sul treno notturno che da Londra la porta a Edimburgo, dove lavora, riconosce un famoso scrittore americano che discute con un ragazzo sul suo ultimo romanzo, accusato di non essere fiction, bensì una storia vera. Il loro dialogo accende in lei, e nel lettore, un’irresistibile curiosità. Cosa è vero e cosa è falso, quando diventa letteratura?
Quarantenni. Anche Sarah, Susanne e lo scrittore del francese Éric Reinhardt (trad. Anna D’Elia; Fazi) si impegna a mescolare le carte tra finzione e realtà. Così succede che una quarantenne in crisi con il marito, chieda a un romanziere di fare della propria vicenda personale la trama del suo prossimo libro. Diventerà Susanne, ma sarà ancora la protagonista della sua storia?
Mattutino. Sartre davanti a un foglio bianco si esaltava, Philip Roth per ogni romanzo si dava tempo due anni, Tolstoj ne ha impiegati 15 per terminare il trattato Cos’è l’arte. Alessandro Piperno nel suo piacevole saggio Ogni maledetta mattina (Mondadori) si interroga, attraverso i grandi autori, su cosa muova quell’impellente desiderio di scrivere che irrompe nella quotidianità di ogni scrittore.
Indomabile. Chi ama le biografie non può non immergersi nella sorprendente epopea di L’indomabile e misteriosissima Miles Franklin, di Alexandra Lapierre (trad. Alberto Bracci Testasecca; edizioni e/o), maestra del genere. La storia vera di una donna che scrive il suo primo romanzo nel 1901 a vent’anni, diventa femminista, cambia continente, lavora in un circo e, allo scoppio della prima guerra mondiale, va in Europa come volontaria in un ospedale da campo.
Patologico. Torniamo nel terreno della saggistica per un piccolo libro spassoso che tratta la letteratura come una patologia che si contrae nell’infanzia, quando si è più fragili. In Piccolo dizionario delle malattie letterarie (Einaudi), Marco Rossari si diverte a elencare i disturbi tipici dello scrittore, da “aforisma” (forma di pigrizia cronicamente sentenziosa) a “Zeno, trauma di” (reazione che più porta a romanzare la propria vita, più spinge a negare che sia così), senza tralasciare le manie per la punteggiatura.