Mafia, corruzione, migrazioni, guerra: l’attualità più drammatica irrompe tra le pagine del romanzo, e lo fa impattando sulla quotidianità di persone comuni, sui loro affetti, i sogni, tra autofiction, ricostruzione e pura fantasia. Una tendenza coraggiosa, interpretata da diverse opere fresche di stampa, curiosamente tutte di autrici italiane, come se esistesse una sensibilità femminile nel rifuggire l’idea dell’intellettuale avulso dal mondo, rivendicando la volontà di immergersi nella sostanza più oscura di cui è fatta la nostra realtà.
Camorrista In Donnaregina (Mondadori) Teresa Ciabatti racconta con una prosa incalzante il suo incontro con il boss napoletano del rione Sanità, oggi collaboratore di giustizia, Giuseppe Misso, che la scrittrice deve intervistare per un giornale. Ne scaturisce il ritratto di un criminale spietato, ma anche di un uomo colto che ama Dostoevskij e alleva piccioni sul tetto di casa. Intanto, anche l’io narrante si prende spazio per parlare delle proprie incertezze e delle fragilità della figlia adolescente. La scrittrice del romanzo è simile a Tabacci, che ha davvero intervistato Misso per un quotidiano, ma allo stesso tempo, come in ogni opera di autofiction (Emanuel Carrère insegna), non lo è. Un gioco di specchi che cattura.
Conflittuale Col buio me la vedo io, di Anna Mallamo (Einaudi), è ambientato a Reggio Calabria nei primi anni Ottanta. Qui una ragazzina di 16 anni rapisce un compagno di scuola figlio di un boss dell’Aspromonte, certa che sappia qualcosa sulla morte dell’amata zia, e anche per allontanarlo da un’amica che se n’è innamorata. Lo terrà prigioniero in uno scantinato mentre nel “mondo di sopra” la vita continua come sempre, segnata dalla violenza della ’ndrangheta, dagli scontri politici con i fascisti e dalle tensioni famigliari. Un immaginifico romanzo di formazione.
Corrosivo Anche la protagonista di Stelle cadenti di Laura Marzi (Mondadori) è una liceale coinvolta in qualcosa di più grande di lei. Cresciuta nell’agio, quando il padre politico finisce in carcere per Mani Pulite (siamo nel 1993), il suo mondo va in pezzi. Si ritroverà con il fratello a cercare un nuovo centro di gravità. Un romanzo che indaga sulle vittime secondarie di una pagina della nostra Storia recente.
Struggente L’unico finale possibile di Paola Cereda (Bollati Boringhieri) è l’epopea di Momo, un sedicenne senegalese che sogna di diventare calciatore, ma come tanti ragazzini africani è vittima di un procuratore imbroglione e si ritrova a Torino, lontano da casa e senza un soldo. Una coppia lo accoglie dandogli, forse, una seconda chance ed è l’uomo a raccontare questa storia necessaria.
Fuggitivo È di nuovo un ragazzino il protagonista di Da solo, di Novita Amadei (Neri Pozza). Jareck non ha ancora 10 anni quando, all’indomani dell’invasione russa, la madre, che si occupa della nonna invalida, lo lascia alla stazione di Zaporižžja perché almeno lui riesca a fuggire dalla guerra. Attraverserà il paese da solo trovando salvezza in Slovacchia. Ispirato a una storia vera.
Migrante Il ballo delle acciughe di Elena Garbarino (Bottega Errante Edizioni), è un romanzo storico che ripercorre la diaspora dei tanti migranti italiani, in questo caso genovesi, che a fine Ottocento si imbarcarono per il Brasile, in cerca di nuove opportunità, proprio come oggi accade ai tanti profughi del Sud del mondo che tentano di raggiungere le nostre coste. Garbarino è antropologa e la sua formazione si fa sentire in una storia che dà voce alle difficoltà e alle speranze di una piccola comunità in un grande paese pieno di incognite. Il ballo delle acciughe è una metafora dell’importanza di fare branco, ma anche di saper battersi da soli.
Biblico La bambina che vola di Dacia Maraini è un delizioso racconto breve, quasi una favola, con cui Rizzoli inaugura un nuovo progetto: i dieci comandamenti interpretati da dieci scrittrici. Maraini elabora “Non avrai altro Dio all’infuori di me” parlando anche dell’ingiustizia della guerra. Tra le autrici coinvolte, Veronica Raimo e Lidia Ravera.