Una s'è lasciata così tanto trasportare da ritrovarsi ad urlare con tutto il fiato che aveva in corpo, l'altra ha trovato in questa storia una sorta di cura per sciogliere dei nodi dell'anima che la accompagnano da tanto tempo.
Una si è calata nei panni, come racconta, di una "mamma chioccia, di un figlio completamente sciocco", l'altra di una donna gay con una relazione segreta ma molto profonda.
Una è Carolina Crescentini, l'altra è Ambra Angiolini, e sono due delle quattro Giovani, ricche, vedove protagoniste del nuovo original book di Audible Original in uscita il 15 aprile in esclusiva su Audible.it: un testo scritto ad hoc per l’audio e diventato, dopo l'enorme successo, un libro cartaceo in un secondo momento.
A firma, nella sua versione primigenia da ascolto, di Kimberly Belle, autrice di bestseller internazionali (Caro marito e Il matrimonio delle bugie), Young, rich, widows è diventato un libro, scritto dalla stessa autrice insieme a Layne Fargo e Cate Holahan.
1985, quattro vedove e un mistero
La trama ci vede catapultati nel 1985 a Providence, Rhode Island, nel momento in cui quattro partner di un noto studio legale affiliato alla mafia sono rimasti uccisi su un jet privato precipitato poco lontano da New York. Quattro donne, molto diverse tra loro, hanno perso in quello schianto l’amore della loro vita: Justine (Fatima Romina Alì), un’ex modella che si sta adattando alla vita dei sobborghi; Camille (Ilaria Stagni), una giovane e bella seconda moglie che qualcuno sospetta sia interessata solo al denaro; Krystle (Carolina Crescentini), decisa a lasciare lo studio ai suoi figli dopo che il marito ha lavorato una vita per sostenere tutti loro; e Meredith (Ambra Angiolini), spogliarellista in un club che aveva una relazione segreta con l’unica partner donna dello studio.
Sebbene all’inizio lo schianto sia stato considerato un fatale incidente, qualcosa non torna. Quel giorno gli avvocati non avrebbero dovuto essere a New York, e presto si sospetta che una grande somma di denaro sia andata bruciata insieme all’aereo. Improvvisamente, le quattro donne si trovano tutte coinvolte nella ricerca della verità, con nuovi pericoli e minacce a ogni svolta.
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Carolina Crescentini: "Ho urlato come una pazza"
Hai spesso raccontato di essere una persona molta emotiva ed empatica: com'è stato gestire questo tuo lato in un audiolibro?
Sorprendente. Ci sono stati dei momenti in cui mi sono fatta totalmente prendere da quello che stava accadendo ai personaggi. Ora, non voglio fare spoiler, però a un certo punto scoppia un grande chaos, e quindi io sono andata a tutta emotività, e urlavo come una pazza, e la direttrice di doppiaggio m'ha guardata e ha detto: "c'hai pettinato".
Ti ha acchiappata, questa storia.
Sì, ero completamente dentro la trama.
Che cosa ti ha conquistata?
Penso che sia un testo interessantissimo, che ha di suo una storia unica, perché questo è un original book, che nasce come audiolibro, e in un secondo momento diventa libro cartaceo. Ma sarebbe perfetto anche per un film, o per uno spettacolo teatrale, perché è molto coinvolgente, con queste quattro voci di quattro donne completamente diverse, che però hanno in comune un grosso guaio da fronteggiare. Sono diventate vedove nello stesso momento, e per la stessa circostanza, ovvero uno strano incidente aereo in cui sono morti gli amori della loro vita. A parte questo, in apparenza hanno poco in comune, tanto che si incontrano tendenzialmente alla classica cena di natale dello studio legale dei partner una volta all'anno. Però ognuna ha un'opinione sull'altra, e talvolta anche un pregiudizio, ma da quel giorno fatale in poi si ritrovano costrette a essere unite, sia per trovare la verità, che per cavarsi dal pasticcio in cui si trovano e che ha a che fare con un esponente della mafia italiana locale che vuole 4 milioni di dollari in pochissimo tempo.
Ci sono situazioni più semplici da gestire. Ma tornando al racconto di te che ti lasci andare all'urlo in modo così spontaneo, pensi che il fatto che non ci fosse in ballo il corpo ma solo la voce, ti abbia fatto sentire più libera?
Tu devi sapere che anche se non mi vedi, io faccio di tutto mentre registro la voce: mi muovo, gesticolo, salto. Devo cercare di stare buona, perché se no faccio rumore, però mi vien proprio da coinvolgere il corpo. Inoltre, io amo molto gli audiolibri e i podcast e tutto ciò che è voce, perché mi deresponsabilizza dallo sguardo e sì, mi fa sentire molto libera. Poi mi piace l'idea di raccontare una storia, perché quando io ero bimba mia mamma mi portava con sé quando faceva le sue commissioni, e mi lasciava in macchina con i radiodrammi (ride) e per me erano un po' ascoltare delle favole. In qualche modo gli audiolibri hanno sempre fatto parte della mia vita, mi piacciono, mi fanno compagnia, quando sono in macchina, mentre fuori c'è l'Armageddon, perché guidare a Roma è un'esperienza al limite del mistico, ma io sono nel mio mondo, nel quale qualcuno mi racconta lunga storia.
Leggendo alcune recensioni dell'originale americano ho visto che per molti il tuo è il personaggio più amato: secondo te come mai?
Krystle è una donna molto forte, nonostante abbia addosso la croce del pregiudizio legato alla sua famiglia, che è italiana e probabilmente ha avuto contatti con la mafia. Questo, negli Usa degli Ottanta in cui è ambientato il racconto, l'ha portata ad avere lo stigma dell'italiana mafiosa. Poi è una mamma chioccia, di un figlio completamente sciocco, e su questo lei dice una battuta che mi piace moltissimo, ovvero: "lui è un deficiente, ma è il mio deficiente". Lei questo figlio lo difenderà sempre, anche se sa che è uno che combina guai. Poi è una donna molto innamorata di suo marito, anche se la loro non è semplicemente una famiglia, è quasi una società, perché lei ha contribuito per tutta la vita a tenere in piedi lo studio legale. La potrei definire una matrona, che però a un certo punto si scoprirà anche essere una donna molto libera, pur avendo un retaggio così ingombrante del peso della famiglia.
Secondo te quando un racconto è così al femminile, è ancora destinato ad essere ascoltato più da delle donne?
Mah, forse questi schemi cominciano a saltare. Certamente guardato e gustato da un punto di vista femminile, è un racconto molto forte, perché io in quei personaggi riconosco tante donne che conosco. Allo stesso tempo, però, loro parlano non solo di sé stesse ma anche della dinamica dei mariti e penso che anche per un uomo possa essere parecchio divertente e interessante immergersi in questo mondo femminile, e venire a contatto con l'interpretazione del mondo maschile data dall'altro sesso.
Dicevamo prima che Krystle e le altre tre protagoniste fronteggiano qualcosa di terribile che è la perdita dell'amore della vita. Che effetto ti ha fatto entrare in questo tipo di situazione?
È stata la cosa più difficile. Mi sento male soltanto all'idea. Mi ha toccata molto, ma ho cercato di spostare questo sentimento, perché altrimenti non sarei riuscita a uscire da quel pensiero. Ma la trama ha aiutato, perché tutte e quattro avrebbero avuto la necessità di vivere quel lutto, ma ci si sono trovate davanti a talmente tanti guai da risolvere che non si sono potute permettere di fermarsi a piangere: devono prima risolvere delle situazioni rocambolesche. E quindi è come se stessero continuano a posticipare il crollo che, però, ovviamente, arriverà. Questa "sospensione" del lutto è scritta molto bene.
A proposito di scrittura, tu ti sei definita una "grafomane", perché hai sempre scritto tanto: è ancora così?
In questo esatto momento non sto scrivendo, perché sto studiando per un lavoro che devo iniziare. È vero che sono una che scrive molto e legge anche molto, ma quando devo studiare per un film è come se tutto si bloccasse, perché esiste soltanto la sceneggiatura e tutto ciò che è inerente a quel personaggio, quindi se leggo, leggo cose che mi possano servire per la donna che andrò ad interpretare. Però in realtà il mio approccio alla scrittura è del tutto estemporaneo, dipende molto da quel che vedo, da quello che mi succede, quindi scrivo appena mi metto in movimento. Ora sono invece chiusa in casa a studiare.
Com'è la tua routine di studio?
Prima leggo la sceneggiatura tante volte, in modo maniacale, perché devo capire, diciamo, il movimento interno, poi mi focalizzo sul personaggio, poi cerco di capire i perché delle sue azioni, perché a volte non sono scritti, a volte me li devo inventare, a volte me le devo cercare nel tipo di psicologia, quindi vado alla ricerca di maschere, traumi, situazioni che hanno creato quelle determinate azioni. Finito questa prima, lunga fase, parto con un fantastico quadernone, che si divide in due: in una parte c'è un'analisi di quello che è il personaggio e i suoi rapporti con gli altri personaggi, e nell'altra le scene.
Quando interpreti un ruolo, ami di più la sfida di entrare nei panni di qualcuno di molto diverso da te o ti piace trovare qualcuno che ti assomiglia?
Ad oggi, una che mi assomiglia non l'ho ancora trovata! Poi certo, i personaggi hanno sempre, da qualche parte, un punto di contatto con te, un qualcosa di simile, anche se magari attuato nella mia vita in un modo completamente differente, però mi diverte andare a esplorare persone diversi da me, perché mi costringe a farmi delle domande che non mi sarei posta in nessun modo mai.
Ambra Angiolini: "Ci ho curato due fobie"
L'inizio del libro è una delle mie fobie peggiori: trovarsi su un aereo in avaria...
Lo dici a me, che non volo se non attaccata allo steward che non può neanche fare il servizio per gli altri, perché ci sono io che piango!
Infatti mi ha fatto molto ridere, sapendo di questa tua paura: com'è stato immergerti in quella scena?
Guarda, in questo progetto ci sono due grandi cure per me, due grandi momenti in cui l'universo mi restituisce ciò per cui ho sudato, faticato. La prima è la voce, che era una delle cose con cui meno pensavo di poter lavorare in tutta la mia vita, perché avevo proprio il complesso della voce da piccola, la sentiva cristallizzata in tonalità improbabili e respingenti. Quindi ci ho lavorato davvero sodo, dopo che una serie di persone cruciali m'hanno fatto notare che, con una faccia non bella ma importante come la mia, la voce non era adeguata. Perciò mi commuove, oggi, pensare che sono arrivata a questo, vuol dire che qualcosa è accaduto e che il duro lavoro, effettivamente, alla lunga poi paga, e accadono cose. E la seconda cosa è la paura di volare. Iniziata insieme a un "Mayday Mayday", che era stato lanciato tanti anni fa, quando la mia voce era probabilmente inascoltabile. Quindi ci sono due fobie che si sono risolte in una cosa bellissima, per un lavoro di cui sono molto fiera.
E come va sul fronte del volo?
Non sono più una patologica, ormai volo, so farlo, sono capace.
E sei riuscita a capire perché ti terrorizzava?
Non sono più nella fase più di analisi maniacale, i criceti nella ruota li ho fatti scendere, sono tutti in ferie. Ci sono cose che non si possono spiegare, ci ho provato per un po', ora basta. Oggi salgo e mi affido al destino e alla musica e a un pensiero bello, al "che Dio ti benedica al di mia madre", che guai se non arriva, anche se parto alle 5 di mattino la poveretta si deve svegliare e mi deve dire "che Dio ti benedica", pensa che quando non riesco a svegliarla me lo invio da sola. Perché sai, ero entrata in quelle cose del tipo "ma hai paura di staccarti da terra o di rimanere in volo?". Quando mi sono fatta sta domanda, ho capito che era meglio smettere i farsi domande.
Basta che funzioni.
Sì, funziona se non ti fai più domande, perché il volare di per sé è una domanda.
La tua Meredith è uno dei personaggi più curiosi dell'audiolibro, nonché l'unico con un orientamento sessuale diverso dalle altre. Come ti sei trovata nei suoi panni? Sei stata comoda in questo personaggio?
In lei ci sono tutte le cose che nella vita ho voluto conoscere da vicino, in primis non pensare mai all'amore come a un indirizzo, come a una categoria, ma in un senso più alto, più assoluto, ovvero ciò che ti fa stare bene, ciò che ti attrae. Quindi, forse, mi capitano personaggi del genere perché so trattarli con grande rispetto: anche lì, non ci sono troppe domande su chi è l'oggetto del desiderio, ammesso e concesso che non debba essere uno str... o una str..., ma una persona in grado di restituirti ciò che meriti. Ho sempre pensato di affrontare questi personaggi come quando sono innamorata, di chi non ha molta importanza. In generale, quando affronti un lavoro, per dargli tanta onestà e per fare in modo che arrivi a tutti devi semplicemente provare amore e questo per alcuni è difficile, per me è una cosa abbastanza semplice.
Provare amore in modo semplice pensi che ti che renda più esposta?
Beh sì, l'amore ti espone anche se tu non lo vuoi. E per lo più fa parte di quell'energia potentissima che certe volte si rivela anche molto negativa, ma, ahimè, quando parte è sempre Mayday, anche quando ci sembra di no, quindi in fondo anche qui torniamo all'inizio di questo audiolibro, a quel vero oppure potenziale "Mayday, Mayday, Mayday. L'importante è che la situazione intorno ti salvi, ecco, e che tu riesca a tenere un contesto sociale tale da poter far urlare Mayday a qualcun altro, se non sei in grado di farlo tu.
Prima hai detto che tratti i personaggi con rispetto: è un criterio che usi per scegliere un progetto, quello di riuscire a provare rispetto per un personaggio?
Questa del rispetto è una cosa che ho scoperto grazie al mio lavoro e che applico anche nella vita. Prima ero molto più facilona rispetto ai giudizi, molto più superficiale, per pigrizia andavo un po' in direzione "già detto, già fatto". Poi mi sono fermata, perché il mondo in questo momento ti impone di fermarti e valutare che noi esseri umani, quando gli organi funzionano, siamo molto meglio di una qualsiasi roba tecnologica che abbiamo a disposizione. Però questi organi si devono ricordare di funzionare. E quindi con l'opportunità che mi dà l'essere attrice di affrontare persone molto diversi da me e che necessariamente devono prendere le loro sembianze e non le mie, io devo fermare i giudizi e andare oltre, anche quando mi capita un personaggio crudele, cattivo, considerato scorretto, antagonista.
Ti piacciono i personaggi più scuri?
Sì, perché io ce l'ho una parte "darkettona" che ho bisogno di esorcizzare così e più la conosco e più non mi fa paura, e più non mi fa paura, più mi rendo conto di che cosa potrebbe capitare e come fermarla: è un fatto di consapevolezza, perché se la prima ignoranza è nei confronti di come siamo fatti, poi domare certi istinti è difficile.
Il contesto temporale dell'audiolibro è quello degli anni Ottanta: a che cosa associ questo decennio così rivalutato negli ultimi tempi?
Anche se ero piccola, ho ricordi di bellezza, danza, cose che facevo per esistere, e le idee che già mi portavano verso cose che riguardavano quella poetica che da cui poi ho scelto di farmi accompagnare. Ricordo un primo germoglio di quella persona che poi deciderà di non rendersi la vita facile, perché io so che ho bisogno di punti di domanda per evolvermi. Credo di aver cominciato a quell'età a cercare i punti interrogativi e non gli esclamativi e quindi mi ricordo di un periodo dove le preoccupazioni, anche solo del femminile, maschile, i mestieri, le cose, non erano così tanto presenti. Però, posso dire? Io mi do tante pacche sulle spalle, oggi, grazie a quel periodo, perché vuol dire che quello che ho scelto e che secondo me è la cosa migliore che io potessi decidere per me stessa, l'ho scelta in un periodo in cui non era scontato. Mi riferisco all'emancipazione, al fatto di potersi autogestire, mantenere, non voler dipendere da un uomo. C'era tutto in quella bimbetta di 8 anni che con i suoi "sono favorevole a questo, sono contraria a quell'altro," cercava già di farsi la sua politica di vita.
Tante serie e tanti film sono oggi ambientati negli anni Ottanta, diventati qualcosa di quasi mitologico: hai anche quel tipo di nostalgia per il passato?
No, perché io sono parte di quel passato. Io sono anni Novanta, ovviamente, però faccio parte di quei riferimenti, di quei rimandi, e non ho nostalgia di me, ma mi sembra bello essere la nostalgia di qualcuno, certo. Penso di esserlo per cose come la musica, i programmi che ho fatto, come mi sono vestita, come mi sono pettinata, e quando oggi quella nostalgia diventa un ricordo d'affetto, e qualcuno mi dice che in quella nostalgia ci sono io, mi sembra un ruolo che non tanti possono ricoprire e quindi mi sento una privilegiata.
Che cosa forte, essere parte di quella nostalgia di qualcuno.
Sì, mi piace tanto. E mentre prima la combattevo, questa cosa, adesso ne sono innamoratissima, perché in quella nostalgia ho trovato persone che hanno dei ricordi belli e in quei ricordi esisto, esisto quando mettono T'appartengo a casa e puliscono la domenica mattina, e mi fanno vedere che lo fanno e penso che quella sia una cosa speciale. Poi, per tornare agli anni Novanta, non voglio dire la frase "si stava meglio, quando si stava peggio", ma un po' è così, e tanti attribuiscono a quel periodo una spensieratezza che, visto come viviamo oggi, forse hanno un po' perso. Far parte di quelle isole felici a me fa piacere.
Nell'audiolibro c'è anche il tema del gioco di squadra tra donne: tu come sei messa su questa nella vita?
Mi fa bene pensare che oggi non ci faccio più così tanto caso, perché adesso è un dato di fatto. Però, come tante, l'ho dovuta elaborare questa cosa, e indubbiamente averne parlato, aver messo una luce sopra a quella che era l'altra parte dell'emancipazione, ovvero quella legata più al nostro modo di fare, ha fatto sì che la si raggiungesse. Io ci ho fatto caso, tutte le volte che mi spaventavo di avere altre donne nei progetti, perché mi è successo. Oggi sono divertita, meravigliata, eccitata quando sento che faccio parte dei progetti nostri, nostri perché sì, sono nostri. Ma vado oltre, e ti dico che penso che oggi per creare una società cosciente e consapevole, bisognerebbe che le cose al femminile fossero tutte dedicate ai maschi, e questo sarebbe veramente di grande importanza, per cui anche in questo caso vi dico sì, è un audiolibro al femminile, perché siamo donne e abbiamo raccontato una storia di donne, ma dovrebbero essere soprattutto gli uomini ad ascoltarla, per capire chi siamo, come ci muoviamo. E non voglio fare femminismo da strapazzo, non è il mio modo di vivere, però sicuramente sappiamo più noi di loro, di quanto loro sappiano di noi, e questo è semplicemente non restare ignoranti, no?
Pensi che ci sia più interesse in questo senso, nei giovani maschi?
No, da quello che leggo e vedo succedere no, mi sembra di no, sembra che si sia perso di nuovo il punto di vista più importante, cioè essere uomini non è quello che sto leggendo nelle cronache dei giornali, mi fa schifo, mi fa orrore e mi fa impressione pensare che nessuno lo abbia spiegato a questi ragazzi giovani, in questo ci deve essere più coinvolgimento maschile. Quindi loro devono fare squadra, si devono allontanare da quelli che compiono gesti che non l'hanno anche a fare con l'essere umani. Secondo me noi ci siamo abituate a metterci in crisi per evolverci e abbiamo fatto tanti passi avanti, tanti passi indietro, poi siamo ritornati avanti, ma questo accade a tutti quelli che si fanno delle domande, che si interrogano. Credo che loro, invece, se ne siano accorti solo quando le donne sono cambiate, hanno cominciato a lavorare, a pretendere, giustamente, pari stipendi, a fare tante cose e in quel momento c'è stato come uno smarrimento di ruolo: "e mo' io che sono, e mo' io che faccio e mo' io come comando".
Prima hai detto che quando c'era un progetto con altre donne eri più tesa: come mai?
Perché eravamo il premio maschile per eccellenza. Era molto difficile, anni fa, trovare una storia che fosse davvero incentrata su una protagonista che non fosse di riflesso a un uomo. Oggi va molto meglio. Guarda ai David di quest'anno, sono candidate tantissime donne. Questo lo notiamo ancora di più perché non era mai successo prima, quindi vuol dire che l'industria sta investendo, vuol dire che c'è una voglia di emanciparsi in tutte e due le direzioni, maschile e femminile. Ma prima non era così, quindi se c'era un ruolo eravamo venti a volercelo prendere, quindi la competizione era terribile perché non c'erano fisicamente altre cose su cui puntare. Adesso che abbiamo cercato di cambiare le cose dall'interno, è molto diverso: oggi la prima donna è fatta da tante donne.
Ultima domanda: che cosa ti auguri che per Meredith?
Penso che Meredith, come molte di noi, debba semplicemente prendere la residenza nel suo essere singola, unica e trovare in quello la sua massima emancipazione. E questo gliel'ho un po' trasmesso, perché è fresco della mia esperienza.