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Addio a Gianni Berengo Gardin il fotografo che ha raccontato il nostro tempo e il nostro Paese

Un omaggio a Gianni Berengo Gardin, maestro della fotografia documentaria italiana, con alcune delle sue fotografie più belle

di e Valentina Porzio
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© Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia.

Gianni Berengo Gardin è morto il 6 agosto 2025, all’età di 94 anni. La notizia è stata diffusa solo oggi, giovedì 7 agosto.

Classe 1930, nato a Santa Margherita Ligure, è stato uno dei più importanti fotografi italiani del secondo Novecento. Ha documentato per oltre settant’anni la società italiana, con uno sguardo civile e partecipe, sempre fedele al bianco e nero e alla pellicola. Si definiva un “fotografo artigiano” e non ha mai abbracciato la fotografia digitale, firmando le sue stampe con la dicitura vera fotografia.

Ha collaborato con testate come Il Mondo, Epoca, Domus, Stern, Le Figaro, Time; ha pubblicato oltre 200 volumi fotografici e ricevuto numerosi premi, tra cui il Leica Hall of Fame Award nel 2017. Berengo Gardin ha utilizzato infatti per decenni macchine Leica, con cui ha associato in modo indissolubile il suo nome.

Gianni Berengo Gardin è stato il fotografo che forse più di tutti ha raccontato il nostro tempo e il nostro paese. La sua vita e il suo lavoro costituiscono una scelta di campo, chiara e definita: fotografo di documentazione sempre, a tutto tondo e completamente. Venezia, Milano, i manicomi prima della legge Basaglia, la realtà del lavoro, le comunità rom, i paesaggi urbani e le grandi navi: il suo archivio è una testimonianza visiva del nostro tempo.

Un’eredità visiva che resta.

Nota di redazione: Questo articolo è una riedizione di un testo redatto da Valentina Porzio in occasione della mostra Vera fotografia. Reportage, immagini, incontri, ospitata nel 2016 al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Abbiamo scelto di ripubblicarlo in forma parziale, lasciando inalterata la parte dedicata al progetto curatoriale, che prevedeva il commento d’autore di amici, colleghi e intellettuali a 10 fotografie di Gianni Berengo Gardin. Tutte le immagini: © Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia.

Gianni Berengo Gardin: Napoli, 1967

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Commento di Carlo Verdone (Regista e attore): "Ho scelto questa fotografia di Gianni Berengo Gardin perché è una di quelle che, a mio parere, esprime meglio il suo animo. L’animo di un grande artista colmo di umanità, di tenerezza, di delicatezza, di profonda poesia. Non c’è una fotografia di Berengo Gardin priva di rispetto e amore per il prossimo. È un “sacerdote di umana, semplice bellezza”. Nel suo sguardo c’è un profondo affetto per l’essere umano, unito a un costante stupore per ciò che lo circonda. Prospettive raffinate, geometrie complesse o spazi vuoti, con la presenza di un unico elemento, lo rendono unico nell’emozione di un bianco e nero così particolare che sembra trasformarsi in un colore a noi sconosciuto."

Gianni Berengo Gardin: Toscana, 1965

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Estratto dal commento di Stefano Boeri (architetto): "Ho scelto questo scatto per la forza che ha nel comunicarci l’osmosi che sembra prodursi tra il paesaggio esterno e quello intimo. Le sue sono immagini/mondo perché vivono da sole. Sono, semplicemente, mondi da abitare."

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Gianni Berengo Gardin: Venezia, 1959

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Estratto dal commento di Alfredo Pirri (Artista):"Un bacio dura il tempo di dare e ricevere amore. Lo scatto fotografico pratica lo stesso desiderio e il medesimo tempo, quello adatto per usare un diaframma abbastanza stretto da ottenere una prospettiva nitida e profonda come il legame che unisce i soggetti fotografati."

Gianni Berengo Gardin: Trento, 1985

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Estratto dal commento di Goffredo Fofi (scrittore e critico): "Le sue foto dimostrano l’adesione a quella parte del presente che egli ha inteso e intende salvare dall’oblio. Gardin ha cercato l’italiano buono perché era lui a essere tale e lo è ancora, e continua infatti a cercare negli altri una conferma della sua visione, la proiezione della sua speranza."

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Gianni Berengo Gardin: Venezia, 1960

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Estratto dal commento di Mimmo Paladino (Artista): "Caro Gianni, questa è una foto “semplice”, sono i volti incontrati nelle città del Nord Italia in anni lontani, ma ripetuti oggi in altri volti differenti ma identici nello spaesamento di terre lontane."

Gianni Berengo Gardin: Parigi, 1954

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Estratto dal commento di Alice Pasquali (street artist): "L’emozione che suscita questa foto-capolavoro è tale che l’osservatore vorrebbe irrompere su quella scena, amare ed essere amato su quella panchina, mentre sferraglia quel mezzo pubblico nelle vicinanze."

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Gianni Berengo Gardin: Gran Bretagna, 1977

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Estratto dal commento di Ferdinando Scianna(fotografo): "L’inseguimento ossessivo, in Berengo Gardin da oltre mezzo secolo inesausto, per riconoscere, nell’infinita variazione, altri, simili-diversi istanti che tentino di cogliere un frammento di significato del mondo, e dei frammenti di risposte, mai risolutive, che il fotografo propone di dare alle domande che pone la vita."

Gianni Berengo Gardin: Oriolo Romano, Lazio, 1965

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Estratto dal commento di Michele Smargiassi (giornalista):"C’è qualche cosa che passa, nella domenica del villaggio, forse una processione, forse lo struscio. C’è qualche cosa che passa e non sono solo i grandi fatti. È la commedia umana, che anche se non fa rumore è giusto che qualcuno la guardi e la scriva in immagini e le metta da parte".

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Gianni Berengo Gardin: Parma, 1968

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Estratto dal commento di Peppe Dell'Acqua (Psichiatra): "I segni oggettivi del manicomio, il taglio dei capelli, le giacche sempre troppo larghe o troppo strette, appaiono in tutta la loro drammaticità nel contrasto con gli sguardi, che non solo testimoniano la resistenza dell’umano ma anche cominciano a far emergere le singolari identità perdute."

Gianni Berengo Gardin: Venezia, 2013-2015

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Bacino San Marco, visto da via Garibaldi. Estratto dal commento di Lea Vergine (critica d'arte): "L’immoralità perpetrata Perizia e coraggio di Gianni Berengo Gardin mi hanno sempre impressionato. Ora guardo le foto della serie “Venezia e le Grandi Navi”, dei bastimenti che violentano gli spazi della divina città."

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