Ci sono fotografie che raccontano storie e altre che fanno storia, come il V-J Day in Times Square, tra i simboli più resistenti della vitalità generata dalla fine della guerra. Una delle icone più celebri del XX secolo in guerra, forte di 80 anni di ricerche minuziose su luci, ombre, dubbi e misteri, mai fugati sull’identità dell’impetuoso marine e dell’infermiera che afferra e bacia, nel bel mezzo di una delle principali piazze di New York e della folla euforica per il termine della Seconda Guerra Mondiale, a poche ore dalla resa del Giappone. A svelare le ragioni della celebrità di questo bacio, a tre decenni dalla scomparsa di Alfred Eisenstaedt è lui stesso, tra luci e ombre di circa 170 fotografie celebri e inedite di dittatori, star e gente comune, protagoniste della grande retrospettiva del Centro Italiano per la Fotografia di Torino e gli approfondimenti del catalogo edito da Dario Cimorelli Editore.
A venticinque anni dall’ultima mostra italiana dedicata ad Alfred Eisenstaedt, il progetto espositivo curato da Monica Poggi, conclude la sua collaborazione con Camera, ripercorrendo quasi sette decenni di sperimentazioni documentarie del fotoreporter autodidatta. Tra i primi a usare la fotocamera 35 millimetri, valorizzando la luce naturale e la spontaneità, con un acume mai privo di sottile ironia a un pizzico di poesia. Le stesse che, studiando nei musei la luce delle opere di Rembrandt e Degas, ritrova fotografando prove di ballo, una serata di gala dei coniugi Kennedy, o la risata più romana di Sophia Loren.
Sin dal primo scatto, nell’inverno del 1913, sul lago Grunewaldsee di Berlino, con la Eastman Kodak Nr. 3 ricevuta in regalo dello zio, la passione per la fotografia e il paesaggio segnano il destino del giovane prussiamo (1898, Dirschau, oggi Polonia). Risvegliano l’espressione artistica del reduce ferito della Prima Guerra Mondiale che lavora in una ditta di bottoni e cinture di Berlino, spingendolo ad approfittare della vibrante energia della Repubblica di Weimar, per documentare l’ascesa del nazifascismo, tra l’ora del tè in un Caffé parigino con ghepardo al guinzaglio e le sfumature 'razziali' del Carnevale del cotone di Memphis.
L’obiettivo del fotografo coglie la ferocia nello sguardo del Ministro della Propaganda Joseph Goebbels, propedeutica a quella stretta di mano fra Adolf Hitler e Benito Mussolini nella Venezia del 1934, con lo stesso acume con cui inquadra il cameriere sui pattini del Grand Hotel di Ginevra, Pellicce in spiaggia, scuole per Babbi Natale, l’inventore dei videogiochi, la concezione della fisica di J. Robert Oppenheimer e Albert Einstein, lo sguardo profetico di Marilyn Monroe, o quello che volge ai tetti innevati della Germania che è costretto a lasciare per gli Stati Uniti, a causa delle sue origini ebraiche.
Lo sguardo di Eisenstaedt non fotografa la guerra, ne inquadra gli effetti sulla società, mostrandone declino e rinascita, nell’America documentata come fotoreporter di Life Magazine sin dal 1936, insieme a quel mondo che cambia, nelle oltre 2500 storie e 90 copertine che fotografa per la rivista. Nell’Etiopia segnata dall’invasione imperialista italiana, tra le rovine del Giappone post-bellico e post-atomico, con Israele fotografata all’indomani della sua nascita, o la Germania che rivede solo nel 1979. Sempre sensibile a quello che non cambia mai, come i bambini del Michigan degli anni 50, o quelli davanti a San Giorgio che sconfigge il drago di uno spettacolo di marionette, nei giardini delle Tuileries di Parigi degli anni 60. Fino all'ultimo scatto di Clinton e famiglia, due anni prima di lasciare per sempre la Martha’s Vineyard di vacanze, esperimenti fotografici e naturistici, il 24 agosto 1995.
Tutto in linea con l'enfasi della più potente delle quattro fotografie scattate da Alfred Eisenstaedt al Bacio di Times Square, alle 17.51 del 14 agosto 1945 (tra le poche certezze), superando prospettive della stessa coppia, come quella del fotografo militare Victor Jorgensen, pubblicata il giorno dopo sul New York Times. Regina della mostra di Torino e della copertina del catalogo, come lo è stata di tutti i baci pubblicati da Life, compreso quello scattato da Bill Shrout, a Eisenstaedt che bacia la futura moglie Kathy Kaye, mentre dal suo racconto apprendiamo parte della verità, su un'icona che si presta alla lettura della nostra natura, con gli archetipi maschile e femminile dell'impegno (non solo) in guerra.
«A Times Square nel V-J Day, ho visto un marinaio che correva lungo la strada afferrando qualsiasi ragazza vedesse. Che lei fosse una nonna, robusta, magra non faceva differenza. Stavo correndo davanti a lui con la mia Leica guardandomi indietro, ma nessuna dei possibili scatti mi piacevano. Poi, all’improvviso, in un lampo, ho visto che afferrava qualcosa di bianco: mi sono girato e ho cliccato nel momento in cui il marinaio baciava l’infermiera. ... La gente mi dice che quando io sarò in cielo mi ricorderanno per questa immagine». Noi anche per il resto.
How to: ALFRED EISENSTAEDT, CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia, Torino (13 giugno - 21 settembre 2025). Maggiori info qui.