Bastano 24h qui per avere fiducia in un mondo fatto di cose belle. Da osservare, da ascoltare, da conoscere, di cui parlare. A partire dalle colline di Moncalvo stagliate sul tramonto a fare da sfondo a un’opera realizzata in tre settimane da una famiglia di artisti under 35 capace di emozionare una platea piena di persone in 18 minuti. Siamo a Orsolina28 - residenza d’artisti fondata nel 2015 da Simony Monteiro con il desiderio di unire ballerini da tutto il mondo per creare insieme nella natura – per assistere alla presentazione dello spettacolo RED di Hiroki Ichinose, ballerino e coreografo nippo-americano: un’opera che indaga identità, storie di vita e senso di appartenenza in diverse culture ispirandosi alla leggenda giapponese secondo cui due persone destinate a incontrasti sono legate da un filo rosso. Un progetto nato durante un Call For Creation, programma di residenza che ospita per tre settimane artisti emergenti e li supporta nella creazione di un’opera, di cui Hiroki è fra i selezionati del 2025. E a supportarli è anche una Maison che da sempre corona l’incontro tra forme d’arte, eleganza e savoir-faire. Chanel si unisce infatti al progetto nel supportare la realizzazione di RED FATE, il film prodotto durante la residenza che racconta la coreografia portata sul palco con un linguaggio visivo incorniciato nel tempo. A firmare il progetto guidato dalla direzione di Hiroki anche i due co-protagonisti sul palco: Victor Ketelslegers, ballerino, oltre che attore e modello, tra i più riconosciuti del settore e Madoka Kariya ballerina e modella di origine giapponese salita sul palco avvolta in un abito bianco Chanel. Insieme a loro anche la regista Natasha Mynhie e la DP Brooke Mueller. Poche ore prima di vedere lo spettacolo andare in scena abbiamo incontrato i suoi interpreti in un salotto di Orsolina28. La passione nelle loro parole e l’accoglienza nei loro sguardi hanno anticipato l’emozione a cui di lì a poco avrebbero dato vita i loro corpi in movimento. Insieme a una buona dose di speranza di abitare ancora un mondo mosso dalla bellezza.
Come sei arrivato a Orsolina28?
Hiroki: Il mondo della danza è molto piccolo, senti parlare di posti come questo e via via che la reputazione cresce, vuoi solo venire qui e creare. Sono cresciuto alle Hawaii, sono quindi originario di un'isola ricca di natura. Mi sento nella mia forma più creativa quando sono vicino all'oceano, alla giungla, alla terra. Quando ho visto le foto di questo posto ho pensato “è lì che posso sentirmi a casa”. Anche se non c’è un oceano o una spiaggia, c'è qualcosa nell'essere connesso alla terra che mi aiuta a generare nuove idee, a filtrare il rumore, allontanarmi dal caos del mondo e a concentrarmi su ciò che voglio fare davvero. Voglio che il mio lavoro sia universale e che tutti ci si sentano connessi. Ed è proprio da un luogo di Orsolina28 che nasce la mia opera, da un’immagine del palco all’aperto che ho visto qui. È stato quello il punto di partenza a ispirarmi e ho pensato “come posso trasformare questo spazio attraverso il movimento e utilizzare questo paesaggio come sfondo?”.
Quali parole sceglieresti per descrivere la tua residenza qui?
Hiroki: Sono molto grato di aver lavorato con collaboratori così speciali. Noi cinque (Hiroki, Madoka, Victor, Natasha e Brooke) abbiamo creato davvero una piccola famiglia qui e ci siamo impegnati a dare vita a qualcosa di bello, spero (sorride). Provo gratitudine, movimento e luce. Ho sentito la fiamma accendersi e come artista è qui che sto iniziando a trovare davvero me stesso.
È la prima volta che ballate insieme?
Hiroki: Madoka e io balliamo in compagnie diverse. Madoka è stata parte del Netherlands Dance Theatre di Amsterdam mentre io e Victor eravamo nella compagnia di danza di GöteborgsOperans Danskompani in Svezia ed eravamo già amici, lo adoro come persona e come ballerino. Ero in contatto con Madoka su Instagram perché ammiravo molto il suo lavoro e le ho chiesto di collaborare a questo pezzo e abbiamo pensato "sarà davvero questa l'occasione per incontrarci di persona e fare qualcosa insieme?"
Mi racconti la storia del filo rosso?
Hiroki: Il seme di un’idea deve iniziare da qualche parte. Per me è stata l'immagine del palco e poi l'idea di questa corda rossa della storia Akai Ito, un racconto popolare giapponese che narra di come gli dei leghino un filo rosso tra due persone destinate a incontrarsi. Un concetto di destino e di anime gemelle che trovo molto affascinante e che in Giappone è molto diverso rispetto agli Stati Uniti, dove sono cresciuto. Sono nippo-americano, tutta la mia famiglia viene dal Giappone e la mia idea di destino è molto diversa da quella dei miei genitori. Per loro c'è molta responsabilità familiare, entrambi i miei nonni hanno avuto matrimoni combinati, per esempio, un’esperienza molto diversa rispetto alla mia che sono cresciuto con l’idea di cercare un'anima gemella alle tue condizioni e secondo le tue scelte. Ero molto affascinato da questa dualità culturale, ne ho parlato a lungo anche con Madoka poiché anche lei si sente ibrida essendo giapponese ma avendo vissuto in Europa da… quanto tempo?
Madoka: Metà della mia vita. Partire dalla nostra eredità culturale è stato un bel modo di tornare a casa.
Lo spettacolo si trasformerà in un dance film, anche questo ha preso forma durante il vostro soggiorno qui?
Hiroki: È stata una sfida molto divertente e si è evoluta mentre davo forma al concept del balletto. Perché quando sono arrivato un’idea di quello che volevo fare c'era, ma non esisteva ancora. Via via che iniziavo a vedere la coreografia davanti a me rivivevo alcuni momenti della mia vita. Se la danza è troppo letterale, se la capisci troppo... c'è un sottile equilibrio tra la capacità di tutti di comprenderla ma anche di interpretarla a modo proprio. Il film invece è molto narrativo e letterale, ha adattato il lavoro che stavamo creando e ora sono due opere molto diverse. È bello che all’interno dello stesso progetto si possano avere strade diverse. Adoro il modo in cui – guardando il lavoro ora che è finito - ci vedo così tanti momenti della mia vita e delle persone che amo. Sai, le anime gemelle possono essere innamorati, ma anche famiglia: mia madre, i miei nonni, c'è l'amore, c'è la perdita, la presenza e la mancanza, è universale.
Come vivete le aspettative?
Victor: Penso che sia meglio non averne perché quando ci sono c’è la possibilità di non soddisfarle, ne abbiamo parlato a lungo tra di noi. È un viaggio molto emozionante, vogliamo viverlo e speriamo che le persone siano aperte a fare lo stesso.
Hiroki: Il feedback fino ad ora è stato commovente, mi piacerebbe che le persone non avessero aspettative ma fossero davvero aperte a qualunque cosa ne possano trarre. Per me è un lavoro molto personale: ci sono cose che mi sono successe quando avevo 12 anni, oppure di recente, 3 anni fa. Spero che anche le persone possano cercare loro stesse e legarsi attraverso questi momenti perché l’arte dovrebbe connettere. Il mondo è così divisivo, deve esserci bellezza ed empatia.
Sfida accettata.