Le generazioni cresciute con le note di Space Oddity e l’inno alla libertà individuale di Rebel Rebel conoscono bene il carisma del leggendario Starman, intrigante icona che non smette di luccicare nel nostro universo culturale e artistico. Per proiettare il mito nel futuro apre a Londra il David Bowie Centre for the Study of Performing Arts: un nuovo spazio museale destinato a custodire ed esporre l’inestimabile archivio personale di David Bowie, donato dalla sua famiglia al Victoria and Albert Museum (V&A), arricchendone le collezioni nazionali che spaziano da Vivien Leigh alla Akram Khan Dance Company.
Dopo aver incantato oltre due milioni di visitatori con la mostra David Bowie is, l’archivio si prepara ad accogliere nuove generazioni di sognatori, con oltre 90.000 tra documenti, abiti, strumenti musicali, bozzetti, spartiti e oggetti personali, messi a disposizione del pubblico in un progetto visionario.
Anche i più giovani, cresciuti con la musica dei genitori e le trasformazioni di David sulle magliette, potranno addentrarsi nei testi più intimi, nei processi creativi su progetti mai realizzati e materiale mai esposto. Un invito a intraprendere un viaggio intergalattico nelle trasformazioni che hanno trasformato, il sassofonista e suonatore di blues londinese David Jones, nella Star David Bowie. Il corredo di lettere, schizzi, spartiti, video musicali, scenografie, strumenti, artwork di album, premi, costumi di scena originali e strumenti, sarà a disposizione di tutti, insieme a decine di migliaia di stampe, negativi, trasparenze di grande formato, diapositive e lastre a contatto, scattate da importanti fotografi, come Terry O’Neill, Helmut Newton, o dal lungo sodalizio con il fotografo della Swinging London (anche con Harper’s Bazaar e Elle France) Brian Duffy.
Duffy, Ziggy Stardust e l’uomo che cadde sulla Terra
Dal primo shooting, realizzato con l’ormai celebre body a righe dell’alter ego Ziggy Stardust, disegnato dall’amico Freddie Burretti (1972), fino al celebre fulmine sul volto della star per la copertina dell'album Aladdin Sane (1973) che indossa gli abiti sgargianti creati di Kansai Yamamoto (1973), l’obiettivo di Duffy ha immortalato l’evoluzione estetica e concettuale di Bowie.
Inviato dall’art director del Sunday Times Michael Rand, Duffy è anche uno dei fotografi sul set dell’esordio cinematografico di Bowie: il timido, magro e assetato, alieno Thomas Jerome Newton ne L'uomo che cadde sulla Terra (The Man Who Fell to Earth, 1976) diretto da Nicolas Roeg.
Alcuni fotogrammi del film, saranno esposti insieme al cappotto Union Jack disegnato da Bowie e Alexander McQueen per la copertina dell'album Earthling (1997) e l'assalto techno del Duca Bianco, e ancora, i testi originali scritti a mano di brani come Fame, Heroes e Ascea to Ashes, o quelli fatti letteralmente a pezzi per dare origine a nuovi significati con il metodo di scrittura "cut-up" introdotto a Bowie da William Burroughs, insieme allo Stilofono usato in Space Oddity, donazione di Marc Bolan, o il sintetizzatore EMS di Brian Eno, impiegato negli album Low e Heroes.
Un museo che sfida ogni definizione
Dal prossimo 13 settembre, le aeree dedicate a esposizioni, installazioni audiovisive e aree di studio del David Bowie Centre for the Study of Performing Arts si schiuderanno a stimoli e iniziative grazie al David Bowie Estate e alla generosa donazione di 10 milioni di sterline, da parte della Blavatnik Family Foundation e del Warner Music Group, per sostenere anche la conservazione, la ricerca e lo studio degli archivi. Tutto questo e forse molto di più, in uno spazio ibrido e dinamico che sfida anche le definizioni, all’interno nuovo V&A East Storehouse, inaugurato lo scorso 15 maggio, sugli oltre 16.000 m² di spazio, articolato su quattro piani, nel Queen Elizabeth Olympic Park, realizzato nell’East London per i Giochi Olimpici del 2012.
L'ingresso gratuito alla struttura e la sua architettura all’avanguardia, funzionale, spettacolare, totalmente accessibile e inclusiva (anche se la visita di Kate Middleton insegna che è sempre meglio non indossare i tacchi), la rendono un ibrido tra un magazzino, un museo e un laboratorio, con pareti vetrate che permettono di osservare anche i restauratori al lavoro.
Il progetto firmato dallo studio newyorchese Diller Scofidio + Renfro, già autore del MoMA e di The Shed a New York, sorge sul sito dell’ex Centro Media e Broadcast del villaggio olimpico.
L'obiettivo della nuova sede è fornire un accesso senza precedenti alle collezioni invisibili, custodite nei depositi stracolmi del Victoria and Albert Museum. Un patrimonio museale di oltre mezzo milione di opere, di cui solo il 5% viene esposto regolarmente. Per la prima volta, a livello mondiale, l’opzione "Ordina un oggetto" (prenotatile online, sette giorni su sette), apre le collezioni del V&A a chiunque.
Parliamo di 350mila libri, un migliaio di archivi su temi che spaziano dagli affreschi romani ai costumi di Elton John, dalle maglie da calcio vintage all’alta moda. Tra busti antichi e chitarre elettriche, anche due piani della facciata brutalista dei Robin Hood Gardens, il Colonnato di Agra e il soffitto quattrocentesco in legno intagliato e dorato del Kaufmann Office firmato nel 1935 da Frank Lloyd Wright. Spazio poi all'Art Fund New Collecting and Research (dedicato ad artisti transgender e non binari), all’arte attivista e a una nuova ed enorme sala dedicata al monumentale sipario di 11 metri, realizzato da Pablo Picasso nel 1924 per lo spettacolo Le Train Bleu di Darius Milhaud e Jean Cocteau, per l'avanguardia dei Ballets Russes. Il resto? Ci aspetta a Londra.
How to: David Bowie Centre for the Study of Performing Arts, V&A East Storehouse, Queen Elizabeth Olympic Park, London E15 2GW. Orari: 10:00–18:00 (giov–sab 10:00–22:00). Ingresso gratuito (dal 13 settembre 2025). Maggiori info qui.