Secoli di 'educazione opprimente', non sono bastati a zittire la voce delle donne ribelli. Disubbidienti, da quando Eva ha morso la mela della sapienza e le sue eredi continuano a liberarsi del peccato originale, vivendo l’avventura della conoscenza che sfida regole, convenzioni, divieti e violenze delle rigide gerarchie di potere. Un coro di voci che conta molte artiste che usano Il corpo come strumento di creazione e atto di ribellione per ESSERE DONNA e tutte quelle esposte alla Galleria Fumagalli di Milano, con la cura di Maria Vittoria Baravelli e Annamaria Maggi, ispirata dalle parole battagliere di Oriana Fallaci. Il linguaggio sovversivo di cinque artiste che hanno reso il corpo un campo di battaglia, espressione e resistenza: scritto a mano in calligrafia farsi su corpi, volti e sguardi delle Donne di Allah da Shirin Neshat; inciso a sangue durante le performance di Marina Abramović e Gina Pane; fatto a pezzi e ri-assemblato dalle installazioni fotografiche di Annette Messager; cucito, ricamato e dipinto da quelle tessili di Sang A Han.
«Essere donna è così affascinante. E un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esistesse potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che urla d’essere ascoltata.»
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Il progetto espositivo, in collaborazione con Edoardo Perazzi e Alessandra Ricci - Archivio Fallaci, con il corpo tocca l’avventura di Essere donna e la sfida senza fine auspicata dal monologo provocatorio e femminista di Oriana Fallaci nella sua Lettera a un bambino mai nato (Rizzoli, 1975) e a tutte le donne che nasceranno, in mostra insieme all'elmetto usato in Vietnam. L’auspicio di un atto di coraggio che ha segnato il corpo dell’arte e della vita di Marina Abramović (Belgrado, 1946), insieme all’azione performativa più brutale di Thomas Lips (1975-2002), con il pentacolo inciso sul suo addome con un rasoio, fino a quando il pubblico la salva dal supplizio. I segni evidenti di una ricerca artistico esistenziale, esposta a Milano vicino alla Cicatrice de l’action (le corps pressenti, Psyché, 1974-1975) di Gina Pane (Biarritz, 1939 – Parigi, 1990). L’autolesionismo reso atto di indagine del proprio corpo e di qualcosa di più introspettivo, come la spiritualità. Un sistema di segni che traducono la ricerca infinita dell’altro, in segno d’apertura e d’amore per il corpo, conteso da secoli di ferite e mutilazioni perpetrate da una società patriarcale che non ha mai sentito il bisogno di nascondersi.
Un doloroso strumento di ricerca della spiritualità, infuso ai corpi scultorei sospesi di Sang A Han (Seoul, 1987), con la fusione di emozioni intime e universali, di donna, madre e artista, lasciate penetrare lentamente nelle fibre del corpo, sensuale e delicato, ricorrendo all’uso contemporaneo e personalissimo, della pittura orientale a inchiostro di china (Meok), della tradizione coreana del cucito e di un "antico custode della memoria" come il ricamo.
Tracce metamorfiche ed enigmatiche di relazioni ed esperienze, sospese insieme ai frammenti fotografici di corpo e identità (fisiche, psicologiche, sessuali), ri-assemblati insieme alla riflessone sulla rappresentazione e la costruzione del genere di Annette Messager (Berck, 1943) con opere come Mes Voeux (1997).
I presagi di una sfida interminabile che tocca anche corpi, volti e sguardi delle Women of Allah (1994), insieme al nostro modo di guardarle. Cambiato per sempre da Shirin Neshat, incidendo i caratteri farsi della poesia di rinascita e indipendenza universale di Forough Farrokhzad, sul corpo di donne armate e svelate, a partire dal suo. Preludio di tre decenni di conversazioni con se stessa e la sua identità femminile, musulmana, ribelle, emancipata ed errante.
How to: ESSERE DONNA. Il corpo come strumento di creazione e atto di ribellione, Galleria Fumagalli, Milano (5 marzo - prorogata fino al 13 giugno). Maggiori info qui.