Giorgia Meloni la chiama "la proposta italiana" ed è la soluzione sostenuta della premier ai negoziati per l'Ucraina che, in questi giorni, sembrano lasciare intravedere "degli spiragli di dialogo" dopo tre anni e mezzo di chiusura da parte della Russia.

Dopo l'incontro del 15 agosto in Alaska tra Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin, si sono riuniti a Washington diversi leader europei assieme al presidente USA e al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Era presente anche la premier italiana Giorgia Meloni che ha parlato di "un giorno importante, una nuova fase, dopo tre anni e mezzo in cui non abbiamo visto alcun segnale da parte russa che ci fosse una volontà di dialogo".



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ANDREW CABALLERO-REYNOLDS

I negoziati per l'Ucraina

All'incontro alla Casa Bianca, oltre a Giorgia Meloni, Donald Trump e Zelensky, erano presenti il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il primo ministro britannico Keir Starmer, e il presidente finlandese Alexander Stubb. Inoltre hanno partecipato anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il segretario generale della NATO, Mark Rutte. L'obiettivo era discutere di un eventuale cessate il fuoco o di un accordo di pace con la previsione di “garanzie di sicurezza” per l’Ucraina rispetto alla possibilità di futuri attacchi russi.

Per il momento il dibattito è aperto, ma si sta valutando l'ipotesi di un incontro tra Putin, Trump e Zelensky che potrebbe costituire un passo avanti a livello diplomatico dato che i leader di Russia e Ucraina non si vedono dal 2019.

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Che cos'è la "proposta italiana"?

“Se vogliamo raggiungere la pace e se vogliamo garantire la giustizia, dobbiamo farlo uniti", ha commentato Meloni a Washington. “Ovviamente potete contare sull'Italia, come fin dall'inizio", ha aggiunto, "Siamo dalla parte dell'Ucraina e sosteniamo senza riserve i vostri sforzi per la pace”. Nel parlare di garanzie di sicurezza, la premier ha chiesto che "si parta dalla proposta italiana" ossia lavorare per estendere all’Ucraina le garanzie previste dall’articolo 5 del trattato Nato, anche senza che il Paese entri effettivamente a farne parte. L'articolo è tra i punti chiave dell’Alleanza Atlantica e stabilisce che le Nazioni parte della Nato considereranno ogni "attacco armato contro una o più di esse in Europa o nel Nord America" come "un attacco contro tutte". Ogni Paese membro dovrà quindi intervenire "intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che ritiene necessaria, incluso l’uso della forza armata»".

C'è chi ritiene che questa soluzione sia troppo vaga e poco incisiva, soprattutto considerando che Mosca ha violato sistematicamente trattati di sicurezza e impegni internazionali siglati precedentemente. Si parla anche della possibilità di inviare soldati stranieri in territorio ucraino come forma di garanzia per evitare scontri futuri, ma a questa soluzione il governo Meloni si oppone, in contrasto con la posizione di altri Paesi UE, come la Francia. Le opposizioni, poi, temono che il legame tra Giorgia Meloni e Donald Trump la porti a cedere a facili concessioni alla Russia promosse da presidente statunitense a svantaggio dell'Ucraina e dell'Europa. Trump, infatti, è sembrato piuttosto incline ad accontentare Putin che in questo momento non vuole concedere un cessate il fuoco perché sta ottenendo alcuni successi militari e chiede di passare direttamente a un accordo di pace.