Disse una volta Giovanni Paolo II: "L'Europa del terzo millennio o sarà cristiana o non sarà". Parole che oggi, a un quarto di secolo da quella memorabile Giornata della gioventù del 2000 che vide riuniti oltre 2 milioni di persone, suonano profetiche di fronte all'intiepidirsi della fede e al senso di generale disgregazione e smarrimento che si avverte tra i ragazzi. In questo tempo di sapere facile e veloce, che anestetizza il dolore e il piacere con relazioni virtuali, la generazione nata con lo smartphone in mano è tornata a costruire la pace con un cammino di fede che a molti pareva anacronistico e che invece dimostra ancora oggi di avere la sua forza attrattiva.
Com'è andato il Giubileo dei giovani 2025, il primo di papa Leone XIV tra unboxing social e balli notturni
Nella stessa spianata che consacrò la nascita dei “papaboys” di Giovanni Paolo II nel 2000 – due milioni, evento simbolo - dal 28 luglio al 3 agosto si è riunita sotto il cielo di Roma un'impressionante distesa di pellegrini accorsi da ogni parte del mondo per partecipare al Giubileo dei giovani 2025.
Annunciato da papa Francesco nel 2023 a Lisbona, in occasione della Giornata mondiale della gioventù, il Giubileo dei giovani è stato il primo a essere presieduto da papa Leone XIV, che nella spianata di Tor Vergata ha riunito attorno a sé per la veglia oltre un milione di ragazzi provenienti da 146 Paesi.
I numeri sono dunque più modesti dei papaboy che nel 2000, attorno a Karol Wojtyla già malato, ma ancora in forze per tenere il ritmo della musica con le mani, intonavano canti di gioia per far sentire la propria voce nel mondo. Nonostante il numero di presenti dimezzato, l'appuntamento è stato ugualmente un successo non scontato, si infatti stimava una partecipazione di 500mila persone e a Roma ne sono arrivate oltre un milione, il doppio. A differenza di 25 anni fa, l'invito è stato quello di ritrovarsi insieme per fare silenzio, per ascoltare e ascoltarsi nel segno della speranza: "Non siete qui per un evento, siete qui per un incontro. E l'incontro cambia la vita" sono state le parole pronunciate da Papa Leone XIV. "Il mondo vi dice: fate rumore. Io vi dico: fate silenzio, perché nel silenzio parla Dio".
Il volto nuovo della Chiesa
Prevost non ha la personalità prorompete di Bergoglio eppure il suo stile conciso va di pari passo con una determinazione incrollabile. Sorridente e rassicurante, a dispetto di un'indole timida e riservata, il nuovo Pontefice incarna il volto di un papa che, anche in virtù della sua relativamente giovane età (70 anni il 14 settembre), promette di essere una presenza vigorosa per la comunità. Un punto di riferimento saldo, come dimostrato anche fisicamente da quella camminata decisa con il crocifisso in mano. Una prestanza a cui non eravamo abituati da tempo per l'età avanzata dei suoi predecessori. Amorevole, ma esigente. Mite, ma attento nel predicare un Vangelo fatto di forza e sostanza, che si nutre della frequentazione della Chiesa e dei suoi sacramenti, Robert Prevost si esprime in tre lingue — italiano, spagnolo e inglese — e ricorda che "la bellezza della nostra esistenza non dipende da ciò che accumuliamo né da ciò che possediamo, è legata piuttosto a ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere. Comprare, ammassare, consumare non basta. Abbiamo bisogno di alzare gli occhi, di guardare in alto alle cose di lassù per renderci conto che tutto ha senso tra le realtà del mondo s0lo nella misura in cui serve a unirci a Dio e ai fratelli nella carità, facendo crescere in noi sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, di perdono, di pace come quelli di Cristo".
Il messaggio ai giovani: “Non accontentatevi di meno”
Ad ascoltare c'è una platea silenziosa, per nulla scoraggiata dal caldo, punteggiata da bandiere colorate che alla sera, con il calare del sole, si mescolano alle tende da campeggio e ai sacchi a pelo, mentre ovunque si balla e si canta la vita. In questo i ragazzi sembrano quelli di 25 anni fa, anche se non mancano parentesi "digital" a questo pellegrinaggio, che è pur sempre vissuto da giovani desiderosi di stare insieme e divertirsi come i propri coetanei. E così, tra momenti di preghiera e l'immancabile passaggio dalla Porta Santa in San Giovanni in Laterano, c'è anche spazio per l'unboxing dei kit dati in dotazione - kit alimentare del pellegrino, distribuite nell'arco di 48 ore dai volontari - acquistati al momento di pagare la quota di partecipazione: da quello alimentare con diversi generi di conforto a quello contenente diversi oggetti di pratica utilità come powerbank, torcia, borraccia, maglietta e cappellino. Segno dei tempi che cambiano e di nuove esigenze, anche tecnologiche, a cui i ragazzi faticano a rinunciare.
Il loro slancio, dopo un viaggio che per tanti è iniziato da molto lontano, è contagioso e in fondo è proprio quello che chiede Leone XIV ai giovani: "Contagiate chiunque incontrate con il vostro entusiasmo e con la testimonianza della vostra fede". E ancora: "La speranza non delude. Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno".
Non sono mancati i problemi (e le polemiche)
Lo sforzo organizzativo è stato imponente: per preparare l’evento ci sono voluti quasi due anni di lavoro. A coordinare tutto, il prefetto di Roma Lamberto Giannini, che ha guidato un piano d’azione pensato per gestire l’enorme afflusso di pellegrini previsti. Oltre al potenziamento del trasporto pubblico, sono stati messi in campo rinforzi sanitari e di sicurezza e alla luce dei fatti non si sono registrati gravi problemi e/o incidenti.
Eppure, le polemiche non sono mancate. Sui social, da TikTok a X, è bastato scorrere qualche video per cogliere il disappunto di chi la città la vive: cori a squarciagola, quartieri paralizzati, metro bloccate e cumuli di rifiuti. Il rumore, in effetti, c’è stato. L’entusiasmo ha sovvertito il tema del Giubileo, ma in fondo, c’era da aspettarselo: un milione di giovani riuniti nello stesso luogo, difficilmente sarebbero passati in punta di piedi.