Quanto è diventato scabroso, inopportuno, commendevole il Pride, la grande manifestazione globale che rivendica e celebra l’orgoglio lgbtq+. Fateci caso: era una festa colorata, chiassosa, perfettamente inserita negli scenari assolati e maestosi delle nostre capitali. Oggi non più. Oggi ha il sapore della sfida, della trasgressione, addirittura del crimine. Sì, del crimine, visto che a Budapest, cuore nero d’Europa, il Pride è diventato di fatto illegale.
Tutto questo, mentre la terza guerra mondiale a pezzi, preconizzata da Bergoglio, si fa realtà e i frammenti di questo puzzle sanguinoso si incastrano tra loro, sembra tema futile, materiale da dibattiti chic, terrazzari. Da ZTL. E proprio questo, segregare il dibattito sui diritti civili in un perimetro ristretto e folcloristico, è ciò che la destra contemporanea - nazionalista, identitaria e ultracattolica - intendeva ottenere. Poi, dal folclore al disturbo pubblico è un passo.
Il successivo, appunto, è il modello Orban. Turbare le giovani menti, increspare la superficie piana di una famiglia eterosessuale e cresimata con variabili oltraggiose: genitore a, genitore b, matrimoni omosessuali, embrioni congelati, maternità surrogate, tutto assume il colore della vergogna. In una parola, ormai abusata fino alla bestemmia: woke. E cos’è woke? Tutto ciò che non è regolare e binario. Inizialmente, il “wokismo” è stato inteso come deriva (effettivamente) ridicola di una certa ossessione gender, esasperazione linguistica tesa a eliminare prefissi e suffissi, oppure una rilettura della storia con la lente del revisionismo intollerante: Cristoforo Colombo ha scoperto l’America e introdotto il colonialismo? Abbattiamone le statue. Stupidaggini.
Ma, al di là di certi eccessi e degenerazioni, la cultura woke ha anche portato al superamento di diseguaglianze e introdotto maggior rispetto e cultura delle diversità. Oggi si pretende di buttare il bambino con l’acqua sporca. E perfino sfilare al Pride, in questi tempi di reazione, sembra diventato un gesto rivoluzionario. E, in quanto tale, da incoraggiare e applaudire.