Il Brasile è fatto di grandi contraddizioni. Tra tutte, probabilmente questa è la sua caratteristica più spiccata: il paese dello spirito festante e della voglia perenne di divertimento è anche il paese della più feroce violenza e della saudade.
Il Brasile è un leader nelle energie rinnovabili, ma l'espansione delle fonti fossili minaccia la transizione verso un'economia più sostenibile. E ancora: la nazione oggi governata dall'ex sindacalista Lula da Silva, ha una storia di discriminazione razziale, ma ha compiuto progressi nella lotta contro le disuguaglianze e la promozione dell'inclusione sociale. Le favelas e il primato di secondo Paese al mondo con più interventi di chirurgia estetica, la foresta amazzonica e le metropoli inquinatissime, il Carnevale di Rio de Janeiro come credo quasi mistico-religioso e le brutalità delle gang, ma anche della polizia.
Qui, dove tutto è tenuto insieme con sforzo e fatica da chi amministra e governa, talvolta accadono cose notevoli.
Una vittoria per i popoli indigeni
A settembre 2023, per esempio,la Corte Suprema brasiliana aveva riconosciuto l'incostituzionalità di una legge che minacciava di sottrarre le terre dei nativi a favore dei grandi latifondisti. Erano anni che si parlava del cosiddetto 'Marco temporal' (limite temporale), un provvedimento che, se fosse passato, avrebbe negato il diritto di istituire riserve protette a tutti coloro che non fossero stati presenti su quei territori prima dell'entrata in vigore della Costituzione federale, il 5 ottobre 1988. Alla fine però, con il punteggio finale di 9-2, i giudici hanno deciso che la lobby degli agricoltori delle grandi piantagioni non espanderà ulteriormente la propria area di influenza su quello che viene considerato il polmone verde del Pianeta.
L’Amazzonia tra passi avanti e allarmi
Tuttavia, a proposito di Amazzonia, se è vero che nel periodo tra agosto 2023 e luglio 2024 la deforestazione, come promesso da Lula da Silva e Marina Silva, sua ministra per l'Ambiente, è diminuita complessivamente del 45,7%, è vero anche che c'è stata un’inversione di tendenza evidenziata nel luglio di quest’anno a ricordare che il Brasile è ancora lontano dall’obiettivo di zero deforestazione, che deve essere raggiunto ben prima del 2030.
Brasile e diritti civili: i passi storici
Il Tribunale Supremo Federale brasiliano, passando alla materia dei diritti civili, ha approvato, nella giornata di mercoledì 13 marzo 2024, il riconoscimento del congedo di maternità per le madri lavoratrici non gestanti, nei casi di unioni stabili di coppie omoaffettive. Allineata a questo spirito progressista, è la notizia di oggi, che vede una sentenza storica che rappresenta un precedente per tutte le persone non binarie del Brasile.
Il caso del genere neutro nei documenti
Una persona che non si identifica nelle categorie di maschile e femminile ha chiesto di essere riconosciuta sui propri documenti con il genere neutro, e la sua richiesta è stata accolta positivamente dalla Corte superiore di giustizia di Brasilia. Inizialmente aveva intrapreso una terapia ormonale di transizione di genere e aveva chiesto di essere individuata legalmente come maschio, ma poi se ne era pentita, presentando un ricorso al tribunale e chiedendo documenti gender neutral. Il ricorso è stato accolto all’unanimità da tutti i giudici del collegio. Una di loro, Nancy Andrighi, ha descritto la questione in toni drammatici: “Quest’essere umano deve soffrire moltissimo. Si è sottoposto a un intervento chirurgico, ha assunto ormoni, è diventato ciò che pensava gli sarebbe stato bene per poi rendersi conto che non era così“.
La decisione rappresenta una speranza per tutte le persone che nel Paese sudamericano rifiutano la classificazione del binarismo di genere, e va contro una tendenza sempre più diffusa altrove: negli Stati Uniti Donald Trump ha revocato la possibilità di cambiare legalmente il proprio genere sui documenti in una direttiva dello scorso gennaio che è stata però bloccata dal giudice distrettuale Julia Kobick. È stato invece accolto dalla Corte Suprema il divieto dei transgender nell’esercito, che il presidente Usa aveva imposto già durante il suo primo mandato ed era stato poi rimosso durante l’amministrazione Biden.
Il Tribunale, tornando al Brasile, ha stabilito, come si legge nella sentenza, che “sebbene non ci sia una legislazione specifica sull’argomento, non c’è motivo legale per distinguere tra persone transgender binarie – che hanno già il diritto di cambiare la propria registrazione civile, da maschile a femminile o viceversa – e persone non binarie, e l’identità percepita dall’individuo deve prevalere nella registrazione”.
In Brasile non esiste una legge specifica che riconosca la neutralità di genere nei registri civili, tuttavia, la camera della Corte Suprema di Giustizia (STJ) ha interpretato il diritto all’identità di genere come garanzia della dignità umana, seguendo i precedenti della Corte Suprema Federale (Stf) sul “diritto alla felicità e all’identità percepita”.