C’è un tema che l’incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump cela sotto cumuli di dichiarazioni generiche e sorrisi a favore di telecamera: il nostro rapporto con la Cina. Dove per nostro non intendo soltanto quello dell’Italia, bensì di tutta l’Unione Europea. Al presidente Usa le minacce di dazi contro Bruxelles sono servite per ribadire in sostanza un concetto: solo dichiarando anche noi guerra commerciale a Pechino verremo risparmiati.
Così stanno le cose in questa nuova logica binaria, semplificata e brutale che pretende di sbriciolare la globalizzazione e il libero mercato sostituendole con una nuova guerra fredda commerciale e forse anche militare. Il muro però non dovrà più dividere il patto atlantico da quello di Varsavia: no, sarà una cortina di acciaio, dazi e testate nucleari eretta a dividere Stati Uniti ed Europa - Russia compresa - dalla Cina. Ecco perché il Presidente Usa, in un delirio onnipotente ci ha prima applicato e poi sospeso le tariffe doganali, scombussolando i mercati e facendo crollare le borse: per minacciarci nel caso avessimo in mente di privilegiare il fronte asiatico a quello americano.
Che cosa faranno l’Italia e Bruxelles di fronte a questo ricatto commerciale? Qui le strade sembrano dividersi. Chi, come Meloni, considera ancora centrale la relazione con Trump, è pronta ad inasprire i dazi verso Pechino, anche se solo fino ad un certo punto. Altro pensano Germania e Francia, più propense a guadagnare la massima autonomia dagli Usa e ad aumentare al contempo le spese militari made in Europe. Pechino intanto aspetta, paziente. Aumenta la pressione su Taiwan, forte di una capacità militare uguale se non superiore a quella americana, e tesse le sue fila col sorriso.
Personalmente, la prospettiva di dove scegliere tra una dittatura spietata ma suadente da una parte e la nuova autocrazia trumpiana dall’altra mi spaventa. Mi auguro con tutto il cuore che l’Europa si confederi al più presto, rafforzi le sue istituzioni regolatorie e democratiche e sappia costruire ciò che le riesce meglio: ponti al posti dei muri.