"Appena sarò eletto", prometteva Donald Trump lo scorso marzo, "firmerò un nuovo ordine esecutivo per tagliare i fondi federali a qualsiasi scuola che promuova la teoria critica della razza, la follia transgender e altri contenuti inappropriati di natura razziale, sessuale o politica ai nostri figli". Sappiamo che non possiamo fare troppo conto sulle dichiarazioni di Trump che, in base agli esiti delle elezioni, sarà ufficialmente il prossimo presidente degli Stati Uniti, ma sappiamo anche che molte cose cambieranno, anche per la comunità LGBTQIA+ e specialmente per le persone trans.
Cosa cambierà per la comunità LGBTQIA+ con l'elezione di Trump?
La campagna elettorale di Trump ha puntato molto sulla paura legata alla cosiddetta "teoria gender" con enormi somme di denaro investite in spot pubblicitari contro le perone trans, ed è probabile che il nuovo presidente continuerà su questa linea. Come riporta il Guardian, Donald Trump ha promesso infatti un "piano per proteggere i bambini dalla follia del gender di sinistra" e questo potrebbe prevedere la revoca dei finanziamenti agli ospedali che forniscono cure di affermazione di genere ma anche un vero e proprio ordine alle agenzie federali responsabili delle cure mediche di porre fine a tutti i programmi che consentono la transizione di genere ai minori e potenzialmente anche ai maggiorenni. Una volta diventato presidente Trump potrebbe inoltre punire le scuole che sostengono i giovani trans e gli insegnanti che parlano di argomenti legati all'identità di genere con gli studenti. Addirittura, come ha proposto, potrebbe tentare di adottare una legge federale che stabilisca "che esistono solo due generi" e che dunque affermi che il governo non riconosce legalmente le persone trans. A questo potrebbero aggiungersi anche provvedimenti per vietare alle persone trans di prestare servizio nell'esercito e per revocare le protezioni nelle prigioni federali ai detenuti transgender.
Il futuro presidente, inoltre, si è sempre opposto all'Equality Act che, se adottato, avrebbe proibito la discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere a livello federale e ha sempre sostenuto che i datori di lavoro dovrebbero essere liberi di licenziare i lavoratori sulla base del loro orientamento sessuale o identità di genere. Infine c'è chi teme che, con le nuove elezioni, siano a rischio anche i matrimoni egualitari in determinati Stati, nel caso in cui Trump si trovasse ad eleggere un nuovo giudice della Corte Suprema (già in buona parte in mano ai Repubblicani). Attualmente esiste il Respect for Marriage Act, approvato dal Congresso nel 2022, che richiede al governo federale di riconoscere i matrimoni omosessuali e interrazziali e agli Stati di riconoscere i matrimoni omosessuali celebrati dove tali matrimoni sono legali. Tuttavia, se la Corte Suprema ribaltasse la sentenza Obergefell contro Hodges che stabilisce a livello federale che i divieti statali sul matrimonio tra persone dello stesso sesso sono incostituzionali, succederebbe qualcosa di simile a quanto visto con l'aborto e la decisione se consentire o meno i matrimoni omosessuali tornerebbe in mano ai singoli Stati.