Probabilmente vi sarete accorte della presenza insolita dell'emoji dell'anguria sui social media. Non è un caso che la si ritrovi associata ai post che mostrano solidarietà alla causa palestinese. L'organizzazione Jewish Voice for Peace, ad esempio, che da settimane coordina le proteste per chiedere il cessate il fuoco nella striscia di Gaza, ha recentemente condiviso l'immagine di un'anguria su Instagram, accompagnata a una didascalia e dalle emoji; e così fanno anche attivisti, artisti e utenti che supportano la causa. Ma perché proprio l'anguria?

Le angurie crescono in Medio Oriente da secoli, ricorda il magazine Bon Appétit. Le ricette che prevedono l'uso del frutto sono comuni in tutte le cucine e culture levantine, e la Palestina non fa eccezione. Variazioni di insalate di anguria sono spesso servite in tutto il Mediterraneo (nelle ricette egiziane, greche e palestinesi allo stesso modo). Nel suo libro di cucina Levant, la chef palestinese americana Rawia Bishara (che gestisce il ristorante Tanoreen, a Brooklyn) include ad esempio la ricetta di un'insalata fredda preparata con anguria e Halloumi. Ma il frutto, e il suo significato politico, vanno ben oltre la tradizione culinaria della regione, e affondano le sue radici nel 1967.

L'anguria, un simbolo dagli anni '60

L'uso dell'anguria come simbolo del conflitto israelo-palestinese non è nuovo. Come ricorda il Time, venne usato per la prima volta dopo la 'Guerra dei Sei Giorni' nel 1967, quando Israele prese il controllo della Cisgiordania, di Gaza e annesse Gerusalemme Est. All’epoca, il governo israeliano rese l’esposizione pubblica della bandiera palestinese un reato penale. Per aggirare il divieto, i palestinesi iniziarono a esporre l’anguria; una volta aperto, il frutto riporta i colori nazionali della bandiera palestinese: rosso, nero, bianco e verde.

Israele ha revocato il divieto di esporre la bandiera palestinese nel 1993, come parte degli Accordi di Oslo. Da allora, la bandiera fu accettata come rappresentante dell'Autorità Palestinese, che avrebbe amministrato Gaza e la Cisgiordania. Così scriveva, nei giorni successivi alla firma degli accordi, il giornalista del New York Times John Kifner: "Nella Striscia di Gaza, dove una volta alcuni giovani furono arrestati perché trasportavano angurie affettate – mostrando così i colori palestinesi rosso, nero e verde – i soldati stanno a guardare, indifferenti, mentre i cortei marciano sventolando la bandiera un tempo vietata".

Emoji, frutta e tradizioni

L’emoji dell’anguria, aggiunta alla tastiera dello smartphone nel 2015, si inserisce in questa tradizione. Poco dopo il suo lancio, ha iniziato ad accompagnare i post sulla cultura, sullo sport e sulla politica palestinese. Il simbolo è poi tornato in auge nel 2021 e di nuovo nelle ultime settimane, dopo lo scoppio del nuovo ciclo di violenze iniziate il 7 ottobre scorso, con l'attacco di Hamas. Su piattaforme come TikTok e Instagram, l’utilizzo dell’emoji al posto della bandiera palestinese serve anche a contrastare la censura algoritmica. Pensiamo proprio a TikTok: il social non ha mai rilasciato un elenco di parole vietate o censurate, ma spesso limita contenuti che contengono riferimenti a violenza o tematiche sessuali.

L'anguria non è l'unico cibo legato alle tradizioni della Palestina, e a questioni connesse al conflitto; come ricorda Al Jazeera troviamo anche le olive, le melanzane e le arance: "Prima della Nakba del 1948, quando la creazione di Israele portò all’espulsione di oltre 750.000 palestinesi dai villaggi, le arance di Giaffa erano un prodotto d'esportazione importante per gli agricoltori e gli uomini d’affari palestinesi. Il romanziere e giornalista palestinese Ghassan Kanafani usò le arance per simboleggiare la perdita nel suo racconto del 1958 sulla Nakba, intitolato La terra delle arance tristi". Per questo potrebbe capitare di ritrovare anche questi simboli sotto forma di emoji.

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