Gli occhi e i cuori di tutti sono puntati sulle strade e le piazze di Minneapolis, New York, Washington, e almeno altre 45 città degli Stati Uniti dove da sei giorni continuano senza sosta le manifestazioni, le proteste e - in molti casi - gli scontri. Del resto, è difficile pensare ad altro dopo aver visto il video dove George Floyd viene brutalmente ucciso dalla polizia, e l'idea che un altro nome si sia aggiunto alla lista (assieme a Breonna Taylor, Ahmaud Arbery, Eric Garner, Sandra Bland e moltissimi altri, #SayTheirNames) rende chiaro - oggi più che mai - che siamo di fronte a un'emergenza strutturale figlia di un razzismo atavico. E così anche noi, qui dall'altra parte dell'Oceano, proviamo a trasformare in azione questo lo sgomento: ci chiediamo cosa fare, come informarci e contribuire, come essere buoni alleati e provare a smantellare quel white privilege che - lungi dall'essere un problema solo americano - è prima di tutto dentro di noi. Sulle proteste di questi giorni sono state dette molte cose: abbiamo visto manifestazioni del tutto pacifiche e scontri con fumogeni e manganelli; i video delle violenze dei poliziotti contro i manifestanti inermi ormai non si contano più e le immagini dei negozi presi d'assalto e delle auto in fiamme evocano scenari da rivolta. Ecco perché il discorso tenuto sabato da Bernice King, la figlia di Martin Luther King, è cruciale e va ascoltato: perché al di là di fazioni, ragioni e considerazioni, ricorda, come suo padre prima di lei, l'importanza imprescindibile della non violenza.

proteste usa il discorso della figlia di martin luther kingpinterest
Anadolu Agency//Getty Images
Alcuni manifestanti protestano a Charlotte, USA

"Gli obiettivi di coloro che protestano sono direttamente collegati ai problemi che mio padre stava affrontando negli Anni 50 e 60", ha spiegato la figlia di Martin Luther King aggiungendo che "Il problema è che ci sono ancora due Americhe: l'America dei neri e l'America dei bianchi". Bernice, in un discorso tenuto ad Atlanta, ha ricordato l'omicidio di suo padre, la sua rabbia e la voglia bruciante di avere giustizia. Ha però richiamato tutti all'importanza di non scegliere mai la violenza come soluzione. "Mio padre una volta ha detto 'le rivolte sono la lingua degli inascoltati'. Devo fare un appello ai miei fratelli e sorelle, perché ho capito che l'unico modo per ottenere un cambiamento costruttivo è attraverso mezzi non violenti". Secondo la donna la nonviolenza è "un mezzo collaudato" che non ha mai tradito Martin Luther King e che, in quegli anni, ha portato a conquiste epocali.

"Vogliamo il cambiamento e lo vogliamo ora", ha continuato Bernice King, "Ma il cambiamento non arriva mai attraverso la violenza. Non è una soluzione. La nonviolenza non è debole o passiva. La nonviolenza è attiva e aggressiva e porta alla pace che non è l'assenza di tensioni, ma la presenza della giustizia". Sono le parole di una figlia che ha perso un padre in modo brutale, sono le parole - commosse e sofferte - di chi ha vissuto sulla propria pelle la violenza sistemica verso il proprio popolo. Proprio per questo, il discorso di Bernice colpisce nel segno: non sono parole vuote che semplificano la rabbia e la voglia di reagire o minimizzano la necessità di un cambiamento profondo. Non hanno nulla a che vedere con le accuse superficiali di chi, protetto dal proprio privilegio, critica le proteste in fase di lockdown. "Ero a tanto così dall'esplodere questa volta", conclude, "ma non voglio tornare indietro alla rabbia che avevo dentro che mi faceva venire voglia di distruggere persone e vite. Esiste un altro modo. E in nome di Martin Luther King Jr., scegliamo la via della nonviolenza". Ricordiamocelo e ripetiamolo: #BlackLivesMatter.

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