Quattro irriducibili habitués stregati dall'Isla blanca arrivando dai loro diversi mondi (la moda, la musica, la letteratura e la gastronomia) ne raccontano quel never ending magic iniziato con gli hippy&happy Sixties. Quattro itinerari del cuore per scoprire Ibiza, quella vera.
Tutte le fotografie di questo articolo sono tratte dal volume Ibiza Bohemia di Maya Boyd e Renu Kashyap, un viaggio per immagini (oltre 200) e parole nello spirito hippie chic della Isla blanca (ed. Assouline, assouline.com). Da sfogliare ascoltando la playlist omonima su Spotify (eu.assouline.com).
L'isola nell'anima
Maya Boyd, giornalista, scrittrice, autrice di Ibiza Bohemia e fondatrice di The Ibiza Culture Club.
«Mio padre arrivò sull’isola nel 1969, attratto dalla sua selvaticità e libertà. Faceva parte di quella prima ondata di bohémiens che portavano con sé poco più di uno zaino, una chitarra e un sogno». Maya Boyd è nata in Inghilterra ma le sue radici affondano profonde in terra ibizenca. «I miei primi ricordi sono immersi in una luce dorata», racconta la giornalista, autrice di Ibiza Bohemia (Assouline), il libro da cui sono tratte le foto di queste pagine, «le estati selvagge con mia sorella nei nightclub, gli innamoramenti sulle spiagge, le passeggiate a piedi nudi lungo le colline terrazzate, il profumo del finocchio selvatico nella brezza, il suono delle cicale che si alzava nella calura pomeridiana». Oggi, non a caso, Maya vive in una finca di 250 anni imbiancata a calce in una valle vicino a San Lorenzo, con il marito James, conosciuto a Ibiza 15 anni fa, e i loro tre figli, Cassius, Bibi e Gaia. La sua intima connessione con l’isola e la ferrea volontà di preservare, comunicare e tramandarne l’ anima più autentica l’ha spinta a fondare The Ibiza Culture Club (ibizacultureclub.com): «È un progetto nato dal profondo desiderio di condividere l’Ibiza che conosco e amo, quella che vive silenziosamente dietro i titoli dei giornali», spiega Maya. «Volevo creare uno spazio per dialoghi significativi, per celebrare la storia stratificata dell’isola, la sua arte, la sua musica e soprattutto le sue storie. Gran parte della ricchezza di Ibiza è tramandata oralmente, nei ricordi degli anziani della comunità, e nella società odierna in rapido movimento queste storie possono facilmente perdersi. L’Ibiza Culture Club è diventato un modo per conservare e onorare questa magia intangibile». Ma se Maya dovesse proporre un itinerario legato ai suoi luoghi preferiti, cosa suggerirebbe per sfuggire ai deja-vu? «Inizierei all’alba, salendo sulle montagne coperte di vigneti fino al Pou d’Aubarqueta, il nostro bellissimo e antico pozzo. Dopo la colazione al Bar Costa, un classico bar nel cuore di Santa Gertrudis, visiterei la biblioteca Can Ventosa e mi perderei nell’incredibile archivio di libri sulla storia di Ibiza. Il pranzo sarebbe semplice e locale: pesce alla griglia, insalata di pomodori caldi di sole. Nel pomeriggio potrei andare a cavallo con gli amici o portare i miei figli a fare cliff-jumping vicino a Cala Xarraca. La giornata potrebbe concludersi con musica dal vivo in una finca nel cuore della campagna oppure osservando le stelle sul nostro rooftop. Il filo conduttore sarebbero la tranquillità, l’autenticità, i luoghi che invitano all’ascolto. La vera Ibiza si rivela lentamente, come una storia passata di mano in mano». E se dovesse consigliare la prima cosa da fare al mattino, quale sarebbe? «Nuotare. Sempre. Anche d’inverno. Il mare è il grande guaritore dell’isola, rafforza, fa sentire vivi. C’è qualcosa nell’iniziare la giornata scivolando in quelle acque capace di resettare tutto». Dopo le gioie dell’anima, non possono mancare i piaceri del palato. Tra i locali del cuore di Maya Boyd c’è La Paloma a San Lorenzo, «per il giardino, l’atmosfera, il cibo semplice e fresco e la generosa accoglienza di Mouji. Macao Café a Santa Gertrudis per l’energia rilassata, le forti vibes estive e i buoni piatti italiani. Can Can Alimentacion è uno tra i miei nuovi locali preferiti, un piccolo wine bar alla moda con tapas italiane nel cuore di Santa Gertrudis. I cocktail e il menu sono davvero piacevoli e le buone vibrazioni altissime». Non può mancare lo shopping, che svela preziose opportunità di incontro: «Alexeja Pozzoni e Diego Alonso di AD Ibiza sono un vero must di Ibiza. Designer, artisti, nomadi globali: sono gli ultimi dei grandi bohémiens. Andate a trovarli nella loro casa/showroom Chai Shop (solo su appuntamento) per scoprire la migliore selezione di articoli per la casa, arte, tessuti e antiquariato nomade dell’isola. Inoltre, il chai di Alexeja è leggendario».
Quando si tratta di arte, per Maya Boyd Espacio Micus è un must: «È uno spazio artistico tranquillo, elegante e splendidamente curato nel cuore della campagna. La Nave Salinas, vicino alle saline, ospita invece potenti installazioni in uno spazio ricco di storia. Ma la cultura qui esiste anche al di fuori degli spazi formali: il suono dei tamburi al tramonto a Benirràs è una sorta di rituale culturale in sé e dice molto sull’energia dell’isola».
Non a caso Maya ama immergersi nella natura ibizenca, seguire gli antichi sentieri dei pastori e dei pescatori. «Portano a luoghi inaspettati: forni per la calce abbandonati, insenature segrete, olivi nodosi più vecchi della memoria. Camminare mi riconnette ai ritmi dell’isola, al suo silenzio. Se volete provare questa esperienza, le guide migliori sono quelle di Ibiza Hike Station. E non perdetevi la cima di Sa Talaia al crepuscolo, con il mare tutto intorno e il cielo che si fa viola». Nell’isola della nightlife, la sera Maya è spesso più felice a casa, con le candele accese, la musica e gli amici riuniti a bordo piscina. «Ma se esco, il Mira by Gathering è il mio consiglio top. Si tratta di una galleria/bar/ristorante a San Miguel che in un solo anno è diventato il luogo più alla moda dell’isola. Offre cibo da urlo, cocktail straordinari e musica dal vivo, ed è il luogo in cui incontrerete la vera northern crowd di Ibiza, con una vibe sexy e speakeasy che non si trova da nessun’altra parte. Un locale selvaggio, meraviglioso e easy going». Ma oltre la contemporaneità, è ancora possibile sperimentare il folklore? «Sì, se si sa dove cercare. Le feste dei villaggi conservano gli echi di un tempo: abiti tradizionali, danze antiche, musica suonata con flauti intagliati nella canna. Ricordo di aver visto un gruppo di donne anziane a Santa Agnés ballare con un tale orgoglio che sembrava che il tempo si ripiegasse su se stesso. Questi momenti sono ancora vivi, soprattutto nelle comunità rurali più tranquille». Maya non può che concludere condividendo con Elle quel che per lei significa quest’isola: «Ibiza è la mia bussola. È dove ho imparato ad ascoltare la terra, le persone e me stessa. È selvaggia, contraddittoria e assolutamente viva. Quest’isola mi ha accompagnata in ogni capitolo della mia vita. Mi insegna sempre che la bellezza si trova nell’imperfezione, che la verità vive nella quiete e che la magia più potente è spesso la più silenziosa». Testimonianza raccolta da Gloria Ghiara
Stile noche y dìa
Michael Kors, designer.
Ibiza è un po’ come una bella donna. Sa essere enigmatica quanto le sue calette, dannatamente avvenente più delle sue spiagge, a volte un po’ maudite con quel lato oscuro fatto di notti infinite, ma sempre con un’aura di luce persin mistica. Forse è per questo che il designer Michael Kors, da sempre votato a sublimare le donne con i suoi abiti, l’ha scelta come buen retiro per scattare l’ultima campagna. Lui, viaggiatore indefesso, ha voluto così l’Isla blanca come co-protagonista degli scatti, insieme alla modella e attrice Suki Waterhouse, con frangia sbarazzina alla Marianne Faithfull. «È la destinazione perfetta. Ha fascino, carattere, spiagge meravigliose e quella splendida atmosfera hippie-boho mescolata a un glamour dal sapore contemporaneo», ha raccontato Kors, sedotto dall’edonismo isolano che sa dispiegarsi in frenesia nottambula quanto in zenitudine pieds dans l’eau. «Si può spaziare da un pranzo languido innaffiato da rosé, seguito da un bagno di sole e sale nelle acque cristalline di Cala Gracioneta, a un giro all’Hippy Market, per finire con un drink al tramonto e cenetta», continua. Da attento wanderer Kors ha anche inaugurato per la stagione Hotel Stories, con tips e contenuti ad hoc legati alla location, a cominciare dal Montesol Experimental Hotel, nella città vecchia, un tempo rifugio blasonato di celeb, tra cui la Principessa Carolina di Monaco e la rock band Pink Floyd. Ma anche il Six Senses hotel, perché «Non c’è niente che ami di più della bellezza naturale e di un servizio incredibile. Un luogo perfetto per ritirarsi dopo aver esplorato l’old town», assicura. Tra i suoi hot-spot non mancano poi, Santa Gertrudis, «un tuffo nelle radici hippie animato da negozietti e caffè», e naturalmente la città medievale Dalt Vila, «perché amo immergermi nella storia, nel passato di ogni destinazione per scoprire ogni volta un lato inaspettato». Per emozioni a pelo d’acqua, Kors non ha dubbi: «Non posso venire a Ibiza senza trascorrere una giornata overwater su una barca verso Formentera, per un pranzo da Juan y Andrea, o puntare dritto a Beso Beach, con musica dal vivo e dj set, immersi nella riserva naturale per un pomeriggio indimenticabile», continua, magari seguito da una lezione di yoga open air con la yogi local, nonché modella, Marina Lukoschat. Anche il lato gourmand riflette l’indole del perfetto miscellaneous: «Adoro La Scala, con fresh food meraviglioso in un giardino nel centro storico, La Paloma, una chicca fuori dai cliché, immersa in un aranceto, e A Mi Manera, per un insolito farm-to-table in un’antica finca». Lo shopping, ça va sans dire, è un suo debole, specie l’artigianato. «Di solito sono minimalista nell’arredamento, ma mi piace curiosare tra le eclettiche proposte di Sluiz, sbirciare da Bomé Atelier, punto di riferimento ibizenco da 50 anni, con articoli in pelle e tessuti incredibili, e nella Galeria Elefante, boutique bohémien con vestiti, gioielli e oggetti décor da tutto il mondo. Senza dimenticare N° 74 L'Atelier, un ibrido un po’ store, studio e bistrot nascosto dietro una porta adorna di bouganville e il mercato notturno di Las Dalias, perché Ibiza by night non è solo party epocali, ma anche girovagare in un caleido di bancarelle multicolori per un viaggio immersivo nell’animo gipsy». La colonna sonora? «Un mix proprio come l’isola: da Suki Waterhouse a Megan Thee Stallion agli Abba». Testimonianza raccolta da Marta Saladino
Itinerario selvaggio
Gabriele Simeoni, romano, manager del club DC-10.
Vive a Ibiza da quattordici anni, per lavoro vive di notte, ma Gabriele Simeoni, giovane manager del DC-10 (@_gabrielesimeoni_), uno dei club più famosi del mondo, nel tempo libero va alla ricerca di angoli di natura incontaminata per entrare in connessione con lo spirito dell’Isla blanca, quell’aura inafferrabile che ancora resiste nonostante le orde di turisti a caccia di divertimento no limits.
Ci sono regole non scritte, ma conosciute alla perfezione da chi vive e capisce ritmi e segreti della più grande delle isole Pitiusas. La prima: «Alla sera non funziona andare a bere prima di andare a ballare, abitudine molto italiana. Qui invece si cena tardissimo e si finisce in orario perfetto per l’ingresso ai club. Il mio ristorante preferito, aperto da più di trent’anni è il Cami de Balafia, semplice, ibizenco puro».
A parte la movida, il segreto dell’isola sta anche nelle tantissime opportunità per chi ama il benessere psicofisico. «Quello che consiglierei a chi viene qui per la prima volta è non soffermarsi troppo sulla vita notturna, scegliere bene un paio di serate in discoteca e passare il resto della vacanza a esplorare». I percorsi più belli per fare hiking si trovano a nord. «In particolare, quello che porta a Es Portitxol (nel comune di Sant Joan de Labritja, è lontana dalle zone turistiche, ndr), una delle mie calette preferite, dove ho sempre trovato dieci persone al massimo. Si raggiunge con un sentiero che dura mezz’ora, ma ne vale la pena perché è un paradiso incontaminato. Un altro posto, già più conosciuto, ma sempre meritevole di una visita è Cala Saladeta, si trova dalla parte di Sant Antoni e conviene arrivarci al mattino presto per godere al massimo della sua bellezza».
Per chi invece ama le comodità e i classici chiringuitos Gabriele ne segnala tre che sono dei must: Jondal, Chiringuito Es Cavallet ed Es Torrent. Punto di discussione: per colpa dei social, lo spot del tramonto da cartolina, ossia quello da cui si vede lo scoglio magico di Es Vedrà è stato chiuso a causa dell’overtourism. Dove si va adesso a vedere il sole calare? «A parte che ci sono altri posti per vedere Es Vedrà al tramonto, ma sono ancora segreti e tali devono restare, meglio prendere l’auto e dirigersi a Cala Comte. Anche qui è spettacolare, vi assicuro». E dopo aver fatto un giro di shopping a Vara de Rey, cuore di Eivissa, con puntata da Annie’s Ibiza in Carrer de Santa Creu, si può tornare alla base per riposare. «Per me uno degli agriturismi ancora originali è l’Aguamadera (aguamaderaibiza.com). Nella campagna, è un’oasi di pace e a prezzi abbordabili rispetto al resto. Ma si sa che è la domanda che fa il prezzo e qui più che altrove». Ultima domanda: ma non era meglio prima, senza smartphone nei club? Bisognerebbe vietarli? «Bisogna educare, non vietare. Comunque, noi al Dc-10 non abbiamo quasi questo problema. Le persone vengono per divertirsi davvero e non hanno bisogno di fare riprese, se la vivono bene in prima persona». Testimonianza raccolta da Barbara Pellegrini
Fuori rotta
Francesca Fariello e Chiara Ratti di Cibo Supersonico.
Per Chiara e Francesca Ibiza non è vacanza, non è lavoro, non è fuga ma è stata, all’improvviso, tutte e tre insieme. Soprattutto, inaspettatamente, è stata una rinascita o – come amano dire – una trasformazione. «A 28 anni mi è stato diagnosticato un tumore al seno molto aggressivo e, dopo la chemio, ho subito un intervento di rimozione totale», racconta Francesca. «Avrei voluto scappare subito ma quando si è in terapia anche viaggiare diventa un rischio. Chiara però mi disse. “Voglio farti un regalo: un posto vicino, ma bellissimo”. Quel posto era Ibiza, un fine marzo di otto anni fa, fuori stagione e fuori movida. «Era la nostra prima volta: siamo sbarcate con un desiderio fortissimo di evasione, emozionate – stavamo da poco insieme – e col passare dei giorni ci siamo scoperte innamorate dell’isola e, ancora più, di noi. Lì ci siamo promesse di sposarci e, da allora, ogni anno siamo tornate. Chi la conosce sa che è un po’ magica, può accettarti come no. Perché ogni luogo ha un suo spirito ed equilibrio, le isole in particolare: ogni volta che tu porti qualcosa di buono, “lei” sa come ridartelo indietro sotto forma di bellezza, di incontri». L’isola sembra aver gettato un seme che lentamente germoglia fino a portare imprevedibili frutti. «Dal blog sono passata ai corsi di cucina durante la pandemia, con un tale successo che Chiara ha lasciato il suo lavoro per seguirmi. Abbiamo iniziato a organizzare i primi retreat in Italia. Nel frattempo avevamo conosciuto Silvia, medico e insegnante di yoga, che a Ibiza prendeva casa in affitto di anno in anno. E ci siamo dette che non dovevamo più cercare “il luogo”, l’avevamo già trovato». Con Chiara e Francesca non si fa i turisti. «Non li portiamo a visitare l’isola: abitiamo in una tipica finca, pratichiamo yoga e meditazione, consumiamo solo cibo vegetale. La viviamo nel cuore». L’isla che si scopre con loro è decisamente fuori rotta, fuori stagione come il loro primo assaggio. «Veniteci tutto l’anno, tranne che d’estate. È allora che avvertirete la sua magia, il momento giusto per fare il viaggio dentro di voi. Per me l’isola», confessa Francesca, «si divide in due parti – quella del disordine, del clubbing e quella più arcaica e rurale, la più amata dagli artisti. È questa l’altra metà dove andiamo per vedere tramonti e bagnarsi nelle calette. A Cala Benirras ti trovi anche a ballare al suono dei musicisti che capitano spesso lì a comporre. Un altro posto straniante è Punta Galera - sembra di trovarsi sulla luna. L’entroterra e la zona nord sono ancora selvaggi e ricchi di mirador con viste che ti tolgono il fiato, meglio se le raggiungi a piedi, lungo sentieri tra i campi e poi tra rocce e scogli. A Cala Salada ti aspettano quel che paiono due piscine sull’oceano, e riesce a sorprenderti a ogni stagione». Da chef, però, il sentiero più sorprendente è stato forse quello che l’ha guidata alle finche di produzione. «Fattorie di agricoltura rigenerativa che sono sia piccolo ristorante sia piccolo mercato. Can Muson oppure Juntos: se lo chiedi, puoi anche raccogliere direttamente dal campo. Seguite The Farmers Club (@thefarmersclubibiza) e vi si aprono decine di itinerari». Il posto dove mangeresti ogni giorno se non cucinassi? «La Paloma. Italiani arrivati qui negli anni ’60 e mai più partiti, tavola nel giardino di agrumi, storditi da profumi meravigliosi. Avocado, pomodori, carciofi, frutti della passione, frutta e vegetali in purezza e pienezza. Un’altra magia». Testimonianza raccolta da Alessandra Pon