Stabilimenti balneari semi-deserti e impianti di risalita montani presi d'assalto. Cartoline di un'estate, quella del 2025, che vede un'inversione delle tendenze di viaggio e restituisce l'immagine di un turismo che come un elastico si dilata e si restringe a seconda dei trend che popolano i social, spostandosi dalle spiagge pugliesi alle vette della Val Badia con una rapidità che è pari solo all'impreparazione e all'ingenuità di certi visitatori dal selfie facile e le infradito tra le rocce. Tra lidi e montagne c'è chi predilige la compagnia dei morti a quella dei vivi — e vedendo certe immagini di overtourism non c'è da stupirsene troppo — e che sceglie di ripercorrere i sentieri della memoria (personale o collettiva), recandosi in visita ai cimiteri. Si chiama necrotourismo e rappresenta a suo modo una valida alternativa alle mete vacanziere più battute.

Cos'è il necroturismo?

La morte non come precipizio sull'ignoto, ma come rassicurante abbraccio che avvolge ogni cosa. Una coltre di nebbia che si posa sulle persone in un candido silenzio, invitando i pensieri di ciascuno a ordinarsi sul filo del ricordi. "Quella corrispondenza di amorosi sensi" di cui già parlava Ugo Foscolo nei suoi Sepolcri, che così scriveva nel 1807: "Sol chi non lascia eredità d’affetti/poca gioia ha dell’urna". Questa fascinazione per l'aldilà ha radici lontane, ma è in epoca pre-romantica che trova la sua massima esaltazione con la cosiddetta poesia cimiteriale di Thomas Grey e la sua Elegia scritta in un cimitero campestre, che tornerà ricorrente nelle memorie delle gentili dame vittoriane, solite indossare medaglioni da lutto per custodire i capelli dell'amato estinto.

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UCG
La facciata del Cimitero monumentale di Milano.

A distanza di oltre un secolo dall'Antologia di Spoon River del 1914, una raccolta di poesie in forma di epitaffi in cui Edgar Lee Masters racconta vita, sentimenti e aspirazioni degli abitanti defunti di un immaginario paesino, torna in voga il necroturismo, una forma di turismo che trova spazio e si sviluppa nei luoghi legati alla morte, come cimiteri e mausolei. A colpire non è solo la quiete e il senso di compiutezza che pervade questi luoghi, dove all'ombra dei cipressi trovano riparo il conforto e la commozione dei vivi, ma anche la monumentalità di edifici votivi e sculture commemorative, espressione del gusto di quando sono stati realizzati. Ecco allora il Cimitero monumentale di Milano, luogo della memoria inaugurato nel 1866 e aperto "a tutte le forme e tutte le fortune", dove il gusto eclettico dell'epoca si esprime con arditi accostamenti tra bifore gotiche, cotto lombardo e inserti bizantineggianti. Qui trovano posto le tombe di personaggi celebri che hanno contribuito a dare lustro alla città, come Alessandro Manzoni, Carlo Cattaneo, Filippo Turati, Anna Kuliscioff, Alda Merini, Enzo Jannacci, Gino Bramieri, Dario Fo e Franca Rame, e apprezzare le opere di un validissimo artista come Adolfo Wildt, che per il Monumentale ha realizzato monumenti ed edicole. Peraltro, sempre nell'ambito del necroturismo, a Milano merita una visita anche la Chiesa di San Bernardino alle Ossa, nella cui cappella-ossario le pareti interne sono interamente ricoperte da teschi e ossa meticolosamente disposti con un gusto per il decorativismo macabro che trova consonanza tra le grazie dello stile rococò.

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Valentina Ramaccioni
La Chiesa di San Bernardino alle Ossa a Milano.

    Sulla scorta della coimetromania, quella speciale attrazione nei confronti dei cimiteri e l'annesso desiderio di visitarli, sempre in Lombardia esiste un cimitero più antico di quello di Milano, che è quello di una città di provincia come Cremona. In parte danneggiato dai duri bombardamenti del 1944, quando le bombe vennero sganciate sul camposanto nel vano tentativo di colpire la stazione rimasta incolume, fortunatamente ospita ancora la lunga teoria di cappelle neoclassiche progettate nel 1821 dall'architetto Luigi Voghera lungo il perimetro del cimitero. Ancora oggi, dietro ai cancelli in ferro battuto, è possibile scorgere splendide lapidi arricchite da bassorilievi, brevi versi e piccoli motivi ornamentali.

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    AndreaPucci
    Il cimitero di Highgate a Londra.

    Per chi apprezza l'arte funeraria, la Certosa di Bologna che ospita le opere dello scultore Alessandro Franceschi è una valida alternativa. Mentre per chi predilige i cimiteri di gusto anglosassone, caratterizzati da lunghi filari di croci piantati nella nuda terra, una tappa irrinunciabile consiste nella visita dei Magnificent Seven di Londra, i magnifici sette cimiteri di Kensal Green, West Norwood, Highgate, Abney Park, Brompton, Nunhead e Tower Hamlets. Tutti costruiti tra il 1832 e il 1842 per ovviare al sovraffollamento dei churchyards, vale a dire i piccoli spiazzi verdi adiacenti alle chiese e destinati alla sepoltura, questi sette cimiteri sono stati edificati all'interno di giardini, tanto da sembrare degli autentici parchi, dove trattenersi a passeggiare.

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    Una foto storica delle Catacombe dei frati Cappuccini di Palermo.

    Per chi è alla ricerca di un'esperienza decisamente alternativa, ma sempre legata all'aldilà, esiste poi un luogo unico al mondo, che non può mancare nell'itinerario di chi subisce la fascinazione per tombe e mausolei. Si tratta delle catacombe del Convento dei frati Cappuccini di Palermo. Costruito nel 1621, su un preesistente impianto, oltre ai suoi notevoli monumenti funebri settecenteschi, il complesso ospita un vasto cimitero sotterraneo dove, a partire dal 1599 e fino al 1881, vennero deposte in lunghi corridoi le salme dei frati cappuccini e di defunti appartenenti alle più nobili famiglie di Palermo. Nel labirinto di corridoi sono esposti circa 8000 corpi, pochi mummificati, i più allo stato di scheletro, ma tutti rigorosamente avvolti nel proprio saio. La più parte sono appesi per il collo per mezzo di corde, esposti all'interno di nicchie, altri sono seduti, altri ancora in casse o in urne di cristallo. Un catalogo di uomini che, superata l'iniziale diffidenza, pone il visitatore di fronte al comune destino di quello che resta dopo che la natura ha fatto il suo corso, suscitando un'empatia che difficilmente trova eguali altrove.

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