Quattro autori italiani che vivono a New York o che la conoscono molto bene hanno pensato per Elle ad altrettanti itinerari a tema alla scoperta della Grande Mela: guide molto speciali, che invitano a vivere (o rivivere) la città attraverso i loro luoghi del cuore. E guardandola ogni volta con occhi nuovi.

Itinerario sovversivo

Tiziana Rinaldi Castro, docente di mitologia classica alla Montclair State University e autrice di Guida alla New York ribelle.

FINESTRE Guida alla New York ribelle

Guida alla New York ribelle

Negli Stati Uniti dal 1984, Tiziana vive a Brooklyn dal 2001 e all’insegnamento affianca la scrittura. Da poco ha pubblicato un volume-guida ispirato dall’energia sovversiva che da sempre scorre in questa città. Dove sono sbocciati movimenti ed esplose rivoluzioni, dove uomini e donne sono stati capaci di invertire la marcia del mondo. Il suo luogo preferito a New York è in realtà un percorso, quello che unisce il West Village all’East Village e, a sud di Houston Street, SoHo a Loisaida. «È una passeggiata fra vie diverse ogni volta, che inizia con l’idea di un’ora e finisce per occupare l’intero pomeriggio, tutta la sera. Mi accade spesso: “Ancora un altro isolato”, penso, e intanto perdo il senso della distanza e del tempo», racconta a ruota libera Tiziana. Il suo punto di partenza è spesso la Jefferson Market Library, un edificio neogotico «con una torre che sembra uscita da un racconto di Poe. Un tempo tribunale, sorgeva accanto alla Women’s House of Detention, carcere femminile dove fu detenuta anche Angela Davis. Oggi, al posto del carcere c’è un incantevole giardino comunitario, un’oasi di pace nel cuore della città».

Dopo aver attraversato Houston Street, Tiziana devia verso SoHo, «per una tappa alla Housing Works Bookstore Cafe (housingworks.org), libreria no-profit che sostiene persone affette da Hiv/Aids e senza fissa dimora. Con la sua balconata di legno e una calda atmosfera, è il luogo ideale per sfogliare un libro e bere un caffè». Dopo la pausa, si prosegue lungo St. Mark’s Place, tra negozi vintage, vinili e murales che raccontano decenni di controcultura. «Qui tutto richiama la New York degli anni ’70 e ’80, quella di Lou Reed, Basquiat e dei poeti della Beat Generation. Qui si trova anche lo speakeasy Please Don’t Tell (PDT), nascosto all’interno di Crif Dogs (crifdogs.com), famoso per gli hot dog creativi. Per accedervi, entro nella cabina telefonica del locale, sollevo il ricevitore e compongo il numero indicato: una porta segreta si aprirà, rivelando un bar intimo e accogliente».

Poco più avanti, ecco l’Angel Orensanz Foundation (orensanz.org), la più antica sinagoga ancora esistente a New York City, «edificata nel 1849 in stile neogotico, oggi è un vivace centro per l’arte e le performance. Un edificio che fonde sacro e avanguardia e ha ospitato memorabili esibizioni di artisti del calibro di Patti Smith e Philip Glass». È tempo di un’ultima pausa e, secondo Tiziana, val la pena farla da McSorley’s Old Ale House (mcsorleysoldalehouse.nyc), «con il pavimento cosparso di segatura e i boccali serviti a coppie - una birra fredda e l’altra a temperatura ambiente - è il posto perfetto per concludere la passeggiata». Ma New York non dorme mai, e il cammino alla scoperta del suo lato ribelle continua. «Quando l’energia della notte si accende, mi spingo nel Lower East Side, al Nuyorican Poets Cafe (nuyorican.org). Qui, tra poesia, jazz e spoken word, il linguaggio diventa ritmo e la parola performance. E così, il mio “ancora un altro isolato” è diventato una città intera sotto i miei piedi. New York è così: inizi con un passo e finisci con un romanzo». Testimonianza raccolta da Gloria Ghiara

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Come in un romanzo

Giorgio Biferali, scrittore, docente e autore di A New York con Paul Auster.

Perrone A New York con Paul Auster. Sentirsi al centro del mondo

A New York con Paul Auster. Sentirsi al centro del mondo

Visitare New York seguendo le tracce di Paul Auster, amatissimo scrittore scomparso nel 2024, significa percorrerla pressoché tutta dalla Columbia University (columbia.edu), dove Auster, originario del New Jersey ma poi diventato il più newyorkese di tutti, ebbe la sua prima stanza in città, e scendere verso Downtown e il ponte di Brooklyn, dove visse a lungo e ambientò i suoi romanzi più belli, dalle Follie di Brooklyn a Sunset Park, a 4321. Lungo l’arteria della Broadway che taglia tutta Manhattan incontriamo luoghi conosciuti ma guardandoli con i suoi occhi, come Central Park, dove va a vivere il protagonista di Moon Palace, Marco Fogg, uno studente della Columbia che viene sfrattato, cade in povertà e scopre che Central Park «è come un’isola e ci puoi fare qualsiasi cosa, puoi urlare, puoi vestirti in modi strani, insomma ricorda un po' Walden di Thoreau, per cui Auster aveva una fissa», spiega Giorgio Biferali, autore di A New York con Paul Auster. O la Grand Central Station, dove va Quinn, protagonista di Città di vetro (primo romanzo della Trilogia di New York) che vuole trovare un potenziale assassino e cerca di riconoscerlo fra i volti di chi scende dal treno. Ma anche luoghi meno noti ai turisti come il più piccolo Bryant Park, accanto alla New York Public Library, «dove si può fare picnic, giocare a scacchi, ballare o leggere nell’area di lettura senza telefoni e l’estate si trasforma in un’arena cinematografica e l’inverno in una pista da pattinaggio». O il Brooklyn Flea Market, nella zona di Dumbo, mercatino vintage di vestiti, vinili e food che si tiene tutti i sabati e le domeniche dal 15-16 marzo a dicembre. Il consiglio d’autore è quello di percorrere il ponte di Brooklyn al tramonto, verso Manhattan, per vedere illuminarsi lo skyline che tutti conosciamo anche senza esserci mai stati.

«È così difficile costruirsi ricordi newyorkesi perché è una città già piena dei ricordi di altri», aggiunge Biferali. Da non dimenticare il Citi Field, stadio di baseball nel Queens (mlb.com), dove Auster andava a vedere i Mets. Aveva sette anni quando incontrò Willie Mays e dovette rinunciare all'autografo del campione perché nessuno aveva una penna: in quell'occasione giurò che non sarebbe mai più rimasto senza. Da quell’episodio Auster faceva discendere la sua carriera di scrittore. Testimonianza raccolta da Francesca Frediani

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Punti di vista

Elisa B. Pasino, giornalista e docente Master dell'Istituto Universitario di Lingue Moderne, autrice di New York al femminile.

LOWCOST New York al femminile

New York al femminile

Per molti New York è un colpo di fulmine, per Elisa Pasino – giornalista e docente, nonché autrice di una fortunata serie di guide alle capitali “al femminile” per Morellini Editore – anche un travolgente colpo di testa. Partita (assicura, senza premeditazione) con il fidanzato di appena due mesi, si è sposata in un paio di giorni nella City Hall, bouquet included e licenza di matrimonio scaricata online. Naturale che la sua Grande Mela abbia il sapore dell’imprevedibilità: «Quando ho scritto la prima edizione della guida l’intento era proprio di azzerare il binomio New York-uguale Manhattan e di portare i lettori almeno ai piedi del ponte di Brooklyn e via via negli altri distretti. Se non è il primo viaggio, ripeto, non andateci neanche….». Ma come, neanche un’occhiata? «Un lungo sguardo, anzi, ma da lontano: prendete un bell’albergo nel New Jersey, e godetevela a distanza – tramonto mozzafiato la sera, aria depurata degli odori grevi di Midtown, rumori notturni discreti – tanto con 4 minuti di metropolitana subacquea siete già all’Oculus, la fermata sotto quel che erano le Torri Gemelle. Proprio la distanza ti fa capire quanto sia bella Manhattan».

L’itinerario di Elisa parte dal cuore di Brooklyn, che scoprì dieci anni fa. «Da Prospect Park, considerato il giardino urbano ideale dai suoi architetti – gli stessi di Central Park. Soprattutto, attraversatelo da nordest tra marzo e aprile, lungo la Cherry Esplanade del Brooklyn Botanic Garden, dove le comunità asiatiche si ritrovano per assistere allo spettacolo dei ciliegi in fiore, con i lori teli blu distesi sotto la pioggia di petali. Poi mi sposterei a ovest, nel quartiere di Park Slope». Manhattan non potrebbe essere più lontana con il suo quadro di bambini a passeggio mano nella mano insieme a genitori e nonni, mentre si sente un che di Greenwich Village. «Chi ama le brownstone (le tipiche case a schiera in arenaria, ndr), qui trova Montgomery Place, una delle vie più belle, dove si alternano costruzioni ora in stile belle arti, ora romantiche, ora neogotiche. Pochi passi e si arriva a Cobble Hill, che “nasconde” l’unica strada originale in ciottoli di New York, così come nel negletto quartiere di Carroll Gardens sopravvive una delle due ultime e autentiche Little Italy – l’altra è nel Queens – perché a Manhattan è ormai sparita, fagocitata da China Town. Ancora si conservano insegne storiche, come la centenaria Caputo’s Fine Foods, la Mazzola Bakery e il Pork Store di Esposito & Sons, con le loro vetrine coloratissime e irresistibili, anche per una vegetariana come me, e dove i sandwich arricchiti di pastrami e cetriolini sott’aceto hanno il sapore della migrazione italiana e anche di quella ebraica».

Per non indulgere oltre nel passato basta seguire Elisa nella sua tappa conclusiva, Red Hook – inconfondibile sulla mappa di New York proprio per la sua forma a “uncino”. «Zona di carico e scarico merci, infatti: alcuni dei vecchi magazzini del porto sono tuttora in funzione, ma la maggior parte», continua Pasino, «è in piena gentrificazione, diventati sede di grandi catene commerciali o ristoranti fine dining con vista incredibile su Lower Manhattan. Da qui hai l’impressione che i grattacieli ti svettino direttamente in faccia e puoi farti anche un’inaspettata crociera gratis, prendendo il battello-navetta che Ikea mette a disposizione da Battery Park». Ma il colpo d’occhio più emozionante Elisa ce lo riserva in ultimo: «Superate, magari con qualche breve e golosa sosta, le numerose caffetterie con torrefazione e cioccolaterie disseminate lungo la strada per il molo, il Louis Valentino Pier: è l’unico posto in tutta New York dove potrete vedere la Statua della Libertà in volto. L’unico modo per provare l’improvviso stupore di chi arrivava dal mare nella terra dei sogni». Testimonianza raccolta da Alessandra Pon

a view of the exterior during the annoucement of the top 25 submissions to "youtube play. a biennial of creative video" at solomon r. guggenheim museum on october 21, 2010 in new york city. (photo by roger kisby/wireimage)pinterest
Roger Kisby

Pancake e picnic

Sara Maranzana ha fondato l’agenzia turistica "Un’amica a New York" ed è autrice del libro omonimo.

MONDADORI Un'amica a New York. La guida indispensabile alla scoperta della Grande Mela

Un'amica a New York. La guida indispensabile alla scoperta della Grande Mela

Per anni Sara ha inseguito un sogno: diventare una grande pasticciera. Ha girato il mondo, lavorando nelle cucine di nomi al top come Gordon Ramsay e Alain Ducasse. Poi, nel 2022, è arrivata a New York: è qui che il suo sogno ha cambiato forma e sapore, ed è diventato "Un’amica a New York" (unamicanewyork.com): un’agenzia (e un libro-guida) che accompagna i visitatori alla scoperta del lato più autentico della Grande Mela, con un mood friendly, come farebbe un’amica che vive all’estero e ti aspetta per le ferie. Per iniziare alla grande la giornata Sara ama andare da Pancake di Clinton Street Baking Company (clintonstreetbaking.com): «Questo locale è una vera istituzione a New York per gli amanti della colazione», racconta. «I loro pancake sono soffici, burrosi e incredibilmente gustosi, serviti con sciroppo d’acero che esalta la loro dolcezza naturale. I miei preferiti sono quelli con le scaglie di cioccolato, che si sciolgono leggermente all’interno dell’impasto caldo, e quelli con i mirtilli, per un perfetto contrasto tra dolce e acidulo. Oltre ai pancake, da non perdere la selezione di torte americane incredibili, tra cui la pecan pie, una crostata ricca e burrosa con noci pecan caramellate, dal sapore intenso e avvolgente». Si prosegue in dolcezza – da annotare per una pausa in qualsiasi momento della giornata all’insegna delle “Italian delights” – con la sua pasticceria preferita: «Zeppola Bakery (zeppolabakery.com) per me è garanzia di qualità e autenticità. Ogni dolce è realizzato con ingredienti di altissimo livello e un’attenzione particolare ai dettagli. Mi ricorda casa: sapori genuini e una lavorazione artigianale che rende ogni morso un’esperienza speciale. Tra le proposte che apprezzo di più ci sono i confetti, perfetti nella loro delicatezza e croccantezza, e i cappuccini impeccabili, cremosi e bilanciati, proprio come nelle migliori caffetterie italiane».

Soddisfatto il palato, è tempo di shopping, che per Sara significa soprattutto Macy’s, un grande classico. «Ciò che per me rende speciale questo grande magazzino è un dettaglio dal fascino rétro che molti non notano: le scale di legno originali. Vi consiglio di percorrerle per passare da un piano all’altro: è un piccolo viaggio nel tempo, che unisce la frenesia dello shopping alle atmosfere di un’epoca passata».

Il luogo che più incarna il fascino senza tempo di New York per Sara è senza dubbio l’Empire State Building, con la sua architettura maestosa e il panorama mozzafiato che offre dall’alto. «Nonostante lo ami profondamente, non sono mai salita sulla sua terrazza panoramica. È un’esperienza che voglio riservare per un’occasione speciale, perché per me rappresenta molto più di un semplice punto di osservazione: è un monumento alla grandezza e alla storia della città».

Infine, come veri newyorkesi concedetevi un picnic a Sheep Meadow (centralparknyc.org/locations/sheep-meadow). «Questo ampio prato nel cuore di Central Park è uno dei luoghi migliori per rilassarsi all’aria aperta», racconta Sara. «È un angolo verde che permette di staccare dalla frenesia e godersi la natura, con una vista spettacolare sulla skyline di Manhattan che emerge tra gli alberi. Perfetto per distendersi sull’erba, leggere un libro o semplicemente osservare la vita che scorre attorno. Il contrasto tra il verde del parco e i grattacieli in lontananza crea un’atmosfera unica, che rende ogni picnic un momento di pace e di contemplazione». Un ultimo consiglio da vera local? «Non abbiate fretta. Cercare di vedere tutto in pochi giorni può essere davvero stressante. Molto meglio godersi un quartiere alla volta, darsi tempo per esplorare con calma, vivere l’atmosfera, e magari fare qualche scoperta inaspettata. È in quei momenti che ci si innamora follemente di New York. Proprio come è successo a me». Testimonianza raccolta da Gloria Ghiara

new york, ny may 12: a view of artist jeff koons' seated ballerina inflatable sculpture at rockefeller center on may 12, 2017 in new york city. (photo by mike coppola/getty images)pinterest
Mike Coppola

Icona globale

Fifth Avenue: 200 Years of Stories and Legends

Fifth Avenue: 200 Years of Stories and Legends

Le immagini di questo articolo sono tratte da Fifth Avenue: 200 years of stories and legends, il volume edito da Assouline in cui lo scrittore e sceneggiatore Jay McInerney e la giornalista Julie Satow ripercorrono la vibrante storia della strada newyorkese che più di ogni altra incarna il sogno americano, a 200 anni dalla sua nascita.
Fifth Avenue: 200 years of stories and legends di Jay McInerney e Julie Satow, Assouline Classics Collection, 288 pagine, 120 euro (eu.assouline.com).