Saranno 65.000, i dipendenti pubblici che da questo febbraio, godranno del tanto atteso "diritto a disconnettersi". Niente email, messaggi, chiamate e soprattutto Whatsapp fuori dall'orario di lavoro, salvo casi eccezionali o emergenze. Petra De Sutter, ministro della pubblica amministrazione belga, ha definito questo provvedimento come assolutamente necessario per combattere quella cultura lavorativa sbagliata che fa sì che i dipendenti sentano costantemente (anche fuori dall'orario di lavoro) la necessità di rendersi reperibili. Il Belgio è tra l'altro uno degli gli ultimi Paesi europei a prevedere una legge sul tema.
Senza l'introduzione di questo diritto, spiega De Sutter, "il risultato sarebbe stato stress e burnout che sono vere e proprie malattie dell'oggi". Quattro su cinque dipendenti belga, riporta il Guardian, hanno dichiarato in un recente sondaggio che dopo la pandemia si sono trovati a lavorare anche uno o due giorni in più rispetto a quelli lavorativi. Per questo motivo in Belgio si discute anche l'introduzione possibile di una settimana corta di 38/40 ore, un'urgenza nata dopo la pandemia ma che potrebbe risolvere un problema latente che da tempo infiltrava la società.
Lo scorso novembre, Alex Agius Saliba, membro del Parlamento Europeo, aveva proposto una risoluzione che invitava la Commissione ad abbozzare un disegno di legge che proteggesse i lavoratori che desideravano "disconnettersi" al di fuori dell'ufficio. "Non possiamo abbandonare i milioni di europei che sono esausti per la pressione del dover essere sempre 'on' [...] ora è il momento di stare al loro fianco e dare loro ciò che meritano, ovvero il diritto a disconnettersi. E' una questione vitale per la nostra salute mentale e fisica. È arrivato il tempo di aggiornare i diritti dei lavoratori in modo che corrispondano alle nuove necessità dell'era digitale", aveva affermato, secondo quanto riportato dal Guardian.
E se in apparenza sono solo buone notizie, non sono mancate le critiche, volte a svelare il rovescio della medaglia. Len Shackleton, ricercatore presso il think tank dell'Institute of Economic Affairs e professore di economia all'Università di Buckingham, ha affermato infatti a BBC che il diritto a disconnettersi potrebbe minare la flessibilità che lo smartwork ha dato ai dipendenti, soprattutto di aziende private. "Le restrizioni al contatto con i dipendenti al di fuori dell'orario di lavoro sono solo un'ulteriore metodo di regolamentazione", ha chiosato.
Resta il fatto che dall'inizio della pandemia, secondo i dati di Eurofound, tra le persone che lavorano da casa è raddoppiato il numero di quelle che si trovano a essere reperibili oltre 48 ore la settimana. Quasi il 30% di coloro che fanno smartworking afferma inoltre di lavorare molto spesso fuori dal proprio orario di lavoro o addirittura tutti i giorni, rispetto invece al 5% di coloro che sono tornati in ufficio. Che cosa farà la differenza per l'attuazione del diritto alla disconnessione? Secondo il Parlamento Europeo, degli accordi collettivi che gli stati membri dovrebbero adottare per regolare la questione e fare sì che coloro che si rendono irreperibili fuori orario di lavoro non siano soggetti in alcun modo a discriminazione, critiche o altri comportamenti scorretti da parte di colleghi e superiori. In Italia il diritto alla disconnessione è stato trattato nel DL n. 30 del 13 marzo 2021, convertito poi nella Legge 6 maggio 2021 n. 61, che ha riconosciuto ai lavoratori il diritto alla disconnessione da strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche per l’attività lavorativa in modalità agile, nel rispetto degli accordi già sottoscritti, per tutelare i tempi di riposo e la salute, confermando che tale esercizio di diritto non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sulla retribuzione. Ma tra il dire e il fare, si sa, c'è di mezzo il mare.