È come stare in una stanza dove tutti gli altri parlano di Game of Thrones ma tu hai visto solo mezza puntata. L’asessualità è un orientamento sessuale (fa parte dell’acronimo LGBTQIA+), non una scelta, un problema ormonale o una malattia. In sintesi significa provare poca o nessuna attrazione sessuale verso qualunque genere. Nel mio caso ho cominciato ad avere qualche sospetto il primo anno di università, e a 23 anni ne ho avuto la conferma.
Prima mi autoconvincevo che non fossi asessuale. Però quando tra amici si parlava di come ci si sentisse attratti da qualcuno io pensavo "per me è un po’ diverso, ma chissà forse intendiamo la stessa cosa". Inoltre al tempo avevo una relazione monogama, durata più di sette anni, con un ragazzo “sessuale” (il termine giusto è allosessuale). Fare sesso con lui per me era un’attività piacevole come un’altra, un’alternativa al guardare un film insieme. Faccio parte di quegli asessuali a cui il sesso non dispiace, anche se non lo ricerco né mi manca. All’interno della comunità asessuale (o “Ace”) ognuno vive il sesso in modo diverso. C’è chi lo apprezza, chi è indifferente, chi lo esclude categoricamente, chi asseconda le richieste sessuali del partner per tener in piedi il rapporto, chi discute insieme le reciproche esigenze negoziando l’intimità (cosa piace fare insieme, quanto spesso, etc). Per assurdo io ho cominciato a farmi qualche domanda in più quando un weekend andai a trovare a chilometri di distanza un carissimo amico e provai una sensazione inaspettata. "Ah ok, è questa quindi l’attrazione sessuale di cui parlano tutti?”", mi chiesi. In 23 anni non l’avevo mai provata e negli anni successivi non è più ricomparsa. Ma di nuovo misi quella vocina in un angolo. A che cosa mi sarebbe servito nutrire dubbi sulla mia (a)sessualità quando con il mio ragazzo il sesso era dato per scontato?
Anche se poi, a seguito di un forte calo del desiderio, ho deciso di fare coming out con lui. "Con te sto bene e ti voglio ben"», gli dissi, "però ho realizzato di non provare una particolare attrazione sessuale nei tuoi confronti". Cioè stare con lui non mi faceva venire “voglia” di fare sesso. In tutta risposta la sua reazione non fu particolarmente comprensiva, anzi. Continuava a metter in dubbio le mie parole. "Ma tu fai sesso abitualmente", ribatteva, "perché vuoi definirti asessuale?". E io: grazie per la comprensione, tutto ciò mi fa sentire davvero riconosciuta nella mia identità. Dopo la fine della nostra relazione - non a causa del sesso - ho deciso di approfondire meglio il mio orientamento sessuale partecipando a un evento sul tema asessualità. Lì ho conosciuto ragazzi e ragazze con esperienze simili alle mie e ho cominciato a scoprire anche dettagli interessanti. Per esempio uno dei primi studiosi che si è approcciato al tema dell’asessualità ha scoperto, tra le altre cose, che per le persone asessuali è più comune non essere presenti nelle proprie fantasie sessuali. Infatti per chi è asessuale immaginarsi a fare sesso con qualcuno non è particolarmente entusiasmante. Chiesi conferma ai miei amici. E loro non solo risposero di essere i coprotagonisti delle loro fantasie sessuali, ma in alcuni casi - come mi raccontarono - guardavano le loro scene di sesso in “soggettiva”, cioè come se i loro occhi fossero una telecamera. Ecco, a me non era mai successo.
Per approfondire meglio la conoscenza della comunità Ace ho cominciato via via a frequentare molti spazi online dove ho riconosciuto aspetti della mia vita. Invece di sentirmi inadeguata ho capito di essere non solo asessuale, ma anche “biromantica”, ossia provo attrazione romantica verso persone di più generi. Da quattro anni infatti sto con una ragazza conosciuta online. Non c’è stato bisogno di spiegarle niente perché è completamente disinteressata al sesso. Di solito nel mondo ipersessualizzato in cui viviamo gli asessuali hanno timore a parlare di quest’aspetto. Certo, se si esce una sera anche solo per conoscersi, l’idea che abbiamo l’obbligo di dire da subito “guarda sono fatto così”, mi fa un po’ arrabbiare. Però so che la maggior parte di noi è chiarissima fin dal primo momento per evitare che l’altra persona reagisca con rabbia o dica magari - cosa che capita spessissimo - "ah, vabbè, è perché non hai ancora trovato quello giusto. Adesso ti convinco io". E dall’altra parte, noi asessuali: "Guarda no, sto a posto, grazie".
Di solito si specifica di esser asex anche sulle app di dating, come per esempio OkCupid dove c’è la possibilità di indicare che cosa si è e cosa si cerca. Il problema è che la gente non legge le bio. Quindi a un certo punto ti ritrovi a puntualizzare: "Hai letto che non mi interessa il sesso, vero?". E a sentirci rispondere: "Ma allora perché sei qui?". A nessuno piace non sentirsi desiderato, e questa ansia emerge spesso all’interno di relazioni con persone asessuali. Succede perché siamo abituati a collegare in maniera indissolubile il desiderio sessuale alla passione amorosa. Se non c’è quello si mettono in discussione anche i sentimenti (più volte mi sono sentita dire "allora non mi ami").
Ma chi lo dice? Le cose sono più sfumate di così. Ci sono tanti modi di vivere il sesso quante sono le persone. Io per esempio sento di amare pazzamente la persona con cui sto, anche senza sesso. Del resto la pressione sociale è tale che si fanno ancora battute sulle donne e i mal di testa. Ma davvero dobbiamo inventare una scusa perché non ci sentiamo libere di dire semplicemente "non ho voglia"?
(Silvia, 35 anni)
Facciamo rete
- La comunità degli asessuali italiani su Facebook.
- Il forum Aven, Asexuality Visibility and Education Network (it.asexuality.org).
- Giraffe viola – una comunità di asessuali su Telegram.
- Il collettivo Carrodibuoi di Firenze (@carrodibuoi.it).
Dove trovare risposte
Per lo psicologo ricercatore Anthony Bogaert della Brock University in Canada l’asessualità riguarda l’1 per cento della popolazione globale. Nonostante ciò in circolazione ci sono ancora poche informazioni sul tema, e per lo più sono approfondimenti teorici più dettagliati di quanto servirebbe a chi si fa la domanda: “potrei essere asessuale?”. Fanno eccezione due libri: I Am Ace: Advice On Living Your Best Asexual Life (2022, solo in inglese) nato dall’account TikTok “Ace Dad Advice” dello scrittore americano Cody Daigle-Orians che, sposato con il marito Neil, si è accorto della sua asessualità a 42 anni. Il libro è un mix di esperienze personali e informazioni, dal coming out alla negoziazione dell’intimità, dalle micro aggressioni alla gioia di essere Ace (spoiler: l’asessualità non è un percorso di isolamento). L'altro è Asessualità. Prospettive queer e femministe contro l’allonormatività (2024 edito da People) scritto dalla psicologa Caterina Appia che sull’account IG @la_versione_migliore fa divulgazione su tematiche di salute mentale, sessuologia e relazioni non convenzionali. Nel libro, Appia risponde alle domande più comuni con precisione scientifica e l’emotività di chi ha sperimentato in prima persona le discriminazioni e le difficoltà sociali relative all’essere persone asessuali. Per un’idea di sessualità più ampia, libera, priva di modelli sociali opprimenti.