Anni di lavoro di fretta e multitasking ci hanno condizionato a rispondere istantaneamente. Per questa ragione è difficile fare ciò che abbiamo organizzato o rimanere nel qui e ora perché reagiamo sistematicamente agli stimoli invece di prestare attenzione a ciò che abbiamo davanti a noi, anche in ferie. Tutto questo, soprattutto se l'input esterno da ignorare è la notifica di una mail a cui siamo abituati a rispondere in automatico.
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Le mail sono davvero parte del lavoro?
Controllare le mail è una parte centrale del vostro lavoro, non è solo dare un check, vedere se una questione si è risolta o se qualcuno vi ha cercato. Siete veramente convinti di quanto questa parte del vostro lavoro sia parte integrante della vostra attività retribuita e non una perdita di tempo sul dispositivo? Perché se davvero considerate la gestione delle mail una parte fondamentale del vostro lavoro, ecco che questa parte va lasciata lì dov'è fino al vostro rientro.
Per chi è cresciuto in un momento in cui i dispositivi erano più legati al piacere che al dovere, porre questi confini sani con il digitale richiede uno sforzo consapevole. Al momento i confini dell'equilibrio digitale tra lavoro e vita privata sono labili, autoimposti e costantemente attaccati da tutte quelle informazioni lavorative che ci raggiungono anche quando siamo in ferie: mail, messaggi, telefonate, ma se c'è stato un prima in cui era sufficiente non essere fisicamente presenti ora è il lavoro che è sempre con noi ed è nostro compito arginarlo per tutelare lo spazio del ristoro mentale.
Ma quali sono le aspettative che si celano dietro il controllo del flusso di lavoro anche in ferie?
Sono diverse le aspettative nella nostra mente, dei nostri colleghi e clienti e non tutte sane: ad esempio, aspettarsi di avere sempre tutto sotto controllo, che le persone siano disponibili a pensare al lavoro anche mentre sono in ferie, aspettarsi che quando tornino dalle ferie sia come se non ci fossero mai state (e che quindi non abbiano carico da smaltire i primi giorni del rientro) ma anche l'aspettativa che si debba ottenere una risposta subito, che ogni cosa sia importante allo stesso modo, che debba sempre esserci qualcuno a occuparsi di qualsiasi richiesta onde evitare critiche. Tutte queste aspettative producono una spinta che ci porta a controllare le mail in modo preoccupato, sentendo una scarica di stress, di cui poi sentiremo ancora bisogno nei giorni a seguire.
Strategie per un controllo consapevole
Controllare la posta elettronica offre un sollievo solo temporaneo dallo stress e dalle preoccupazioni lavorative. Un veloce controllo può rivelarsi solo una trappola: staremo bene nel breve termine e poi di nuovo ricontrolliamo. Non controllare le mail è l'autostrada di questa liberazione. Ma per chi non vuole seguire l'autostrada, ci sono altre due possibilità. Controllare le informazioni per un tempo limitato al giorno: dieci minuti e non di più, oppure impostare un messaggio di risposta automatica.
Qualcuno ora potrebbe chiedersi se sono proprio necessarie queste limitazioni: stabilire dei confini chiari è salutare e può mettervi a riparo da comportamenti controproducenti. Occuparsi per pochi minuti di lavoro può spingerci a rispondere d'impulso, di fretta, a inserirvi in un flusso di lavoro in cui gli altri si stanno già occupando, oppure a farvi innervosire al punto da necessitare alcune ore per rilassarvi nuovamente, dopo aver impiegato giorni a trovare il relax.
Perciò chiediamoci: dobbiamo, vogliamo o siamo solo abituati a farlo?