Cercare piacere nel cibo, o a volte consolazione, dopo una dura giornata di lavoro, è comune e naturale. In mancanza di alternative, non è raro che il cibo diventi il modo con cui cerchiamo di placare passeggere sensazioni negative di tristezza, rabbia, nervosismo, insoddisfazione o noia. A volte però il cibo diventa un modo per gestire le nostre emozioni. Cercando il cibo quando non ci sentiamo ok, cerchiamo di tenere a bada questa sensazione, mettendola a tacere, riempiendo il vuoto, tappando o contenendo la frenesia del momento, solitamente senza rendersene troppo conto. Una specie di sollievo immediato e a portata di mano ma che non ci sazia davvero e che può lasciarci pieni di sensi di colpa. Ma è possibile distinguere la fame emotiva e nervosa dalla fame fisiologica?
Come distinguere la fame emotiva da quella fisiologica?
Bisogna innanzitutto ricordare che la fame fisiologica ha alcune caratteristiche che possiamo tenere a mente: la fame fisiologica cresce con il passare del tempo, non arriva come una valanga. Non è facile riconoscere questo aspetto se siamo impegnati su altro (siamo ad esempio al pc) ma questo rappresenta un modo per riconoscerla. Il tempo è una variabile fondamentale anche nel prosieguo: man mano che mangiamo aumenta, nella fame fisiologica, il livello di sazietà e ci sentiamo più “pieni”. Invece, la fame emotiva è accompagnata prima dell'assunzione da sgradevoli sensazioni di disagio, legati sia all’agitazione che al vuoto. La fame emotiva richiede un sollievo immediato e non ci da il tempo di cucinare qualcosa di buono, sano e nutriente per noi stesse. Quando si è presi dalla fame emotiva cerchiamo in particolare cibi che ci facciano sentire immediatamente meglio, senza cucinare. Infine, anche mangiando, il sollievo non arriva, spingendoci a mangiare oltre il dovuto, come se non travasassimo mai soddisfazione. La soddisfazione che non arriva è quella della pancia ma neppure quella emotiva dato che la gratificazione è solo immediata e non stabile e duratura e purtroppo non risolve il motivo per cui ci sentiamo così.
Ma quali emozioni ci spingono a mangiare?
L’assunzione del cibo, provoca una sensazione immediata di benessere legata a ciò che assumiamo e permette una situazione di gratificazione temporanea che ci fa sentire bene, in confort e ci fa sentire sollevati per un po’. Di frequente quindi davanti alla fame nervosa ed emotiva si mangia alla ricerca di una sensazione di calma. Non è facile riconoscere le proprie emozioni e i propri bisogni immediatamente, quando si è preda della fame nervosa perciò cercare immediatamente il cibo potrebbe placare un modo di sentire ancor prima che questo venga riconosciuto. E questo rappresenta un vero peccato perché come sappiamo le emozioni, anche le più spiacevoli dicono qualcosa di noi.
Sono diverse le sensazioni che sollecitano la ricerca del cibo, tra esse troviamo la mancanza: la mancanza di vicinanza, affetti, stima di sé, sicurezza, ma anche serenità. Ma anche la tristezza, il vuoto e la rabbia sono catalizzatori di comportamenti che ci spingono alla ricerca di sollievo e compensazione: in questo senso capire la sensazione che ci accompagna un attimo prima di mangiare (e cosa l'aveva provocata) sarebbe davvero un passo importante, passo che possiamo affrontare anche con l'aiuto di uno specialista.
Dobbiamo preoccuparci se abbiamo la fame nervosa?
Può accadere di ricercare un po’ di consolazione e conforto nel cibo, ma i nostri comportamenti alimentari possono riflettere davvero il modo in cui ci sentiamo e far emergere più profonde ferite o dinamiche relazionali. La fame quindi, insieme al modo con cui viene soddisfatta può essere anche una manifestazione di disagio che cerca il modo di placarsi e se il cibo diventa l’unico strumento con cui gestiamo le nostre emozioni allora è bene porre un po’ di attenzione. Se osserviamo che la ricerca del cibo, per silenziare i propri momenti più faticosi, diventasse frequente o ciclica o incontrollata (facendoci sentire peggio) è fondamentale chiedere un aiuto per noi stesse. Non è facile infatti riuscire a riconoscere le emozioni che stanno dietro alla fame emotiva e nervosa ma cercare un sostegno emotivo può certamente essere un aiuto. Non bisogna per forza farcela da soli e cercare il parere di un esperto non è un segnale di resa o debolezza. Fondamentale è rivolgersi a centri specializzati che possano garantire una presa in carico completa e dove tu possa incontrare tutti gli specialisti che si occupano del comportamento alimentare e che possano aiutarti (medico, psicologo, nutrizionista..).