Lavorare da casa è la nuova normalità. Serie tv anziché cinema. Ordinare il cibo anziché cucinare. Comprare on line. Parlare di salute mentale (finalmente). E uscire? Anche non uscire è la nuova normalità? Ce lo chiediamo perché anche la British Psychological Society, cioè l'organismo rappresentativo di tutti gli psicologi nel Regno Unito da oltre cento anni, poche settimane si è interrogato a tal proposito. La pandemia infatti potrebbe aver accelerato e stabilizzato una tendenza già presente, quella di non uscire di casa preferendo attività alternative o vere e proprie nuove opzioni.
Non uscire è la nuova normalità?
Il contributo prende le mosse da un'altra ricerca su quanto avviene oltreoceano “Going Nowhere Faster: Did the Covid-19 Pandemic Accelerate the Trend Toward Staying Home?” del Journal of the American Planning Association, che ha fotografato gli effetti sommati di anni di lavoro da remoto, istruzione online, streaming video, meno viaggi, shopping on line. Sembrerebbe che ben oltre la fine delle restrizioni e delle misure precauzionali legati al covid, gli americani abbiano trascorso molto meno tempo in attività ad aperto, impegnandosi in attività come lo shopping nei negozi, il lavoro fuori casa o l'assistenza sanitaria e più "in casa" a dormire, navigare o facendo esercizio fisico da soli. Una sorta di prolungamento della sindrome della capanna. Ci sono momenti in cui è necessario coltivare la calma, per recuperare le energie, per dedicarsi ai propri hobby, concentrarsi sui propri obiettivi e quindi stare a casa. In questi casi non avere voglia di uscire è un sano adattamento ad un sovraccarico che deve essere placato. Ma cosa succede quando questo comportamento si stabilizza?
Quali sono le conseguenze del trascorrere troppo tempo in casa
Complessivamente, il tempo trascorso fuori casa sarebbe diminuito del 16% nel confronto tra gli anni pre e post-pandemia. In particolare, attività "discrezionali" come socializzare con gli amici o mangiare al ristorante hanno visto le maggiori riduzioni. Il sonno è stata l'unica attività che è aumentata costantemente ogni anno tra il 2019 e il 2023, mentre la visione televisiva è rimasta costante nonostante il tempo passato tra le mura.
Del ritiro non sono però scontati gli effetti. Anche se si tratta di una tendenza generale infatti, è bene ricordare quali siano gli esiti del trascorrere più tempo a casa anziché in attività all’aperto o in generale fuori casa: una minore esposizione alla luce del sole e minor movimento fisico, con conseguenze sulla mancanza di energie e stanchezza cronica. Ma gli esiti potrebbe andare ben oltre l’aspetto corporeo: stare in casa significa minori possibilità di intrecciare delle relazioni sociali con effetti negativi anche sulle nostre capacità sociali, perché ci si rinchiude in tutto ciò che rappresenta un rifugio sicuro.
Sul lungo termine, il non sperimentarsi in contesti nuovi e sociali, può sollecitare l’ansia anche in persone che normalmente non ne soffrirebbero a causa di una non esposizione, di uno scarso allenamento sociale. Infine, tale tendenza può anche avere conseguenze sulla motivazione, perché favorisce l’apatia, l’isolamento e allontanamento dalle relazioni concretamente vissute. Per queste ragioni uscire meno potrebbe amplificare difficoltà già presenti come i disturbi ansiosi e depressivi: attenzione perciò a non lasciarsi sopraffare dall’apatia, dalla paura delle novità o dei contatti sociali, ma coltivare le piccole abitudine quotidiane che avvicinano alla vita all’aria aperta e alle persone.