Succede, da un paio di anni a questa parte, che i millenial stiano pian piano abbandonando le app di incontri, e, di conseguenza, che le app di incontri si stiano svuotando. Perché proprio i nati tra l'inizio degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta, costituiscono da sempre la stra grande maggioranza della loro popolazione virtuale. Popolazione che ora, per ragioni diverse che vedremo, si dice stanca di "swipe" e "match", e anche un po' delusa dal bilancio su come sia andato, nel tempo, il giochino inizialmente eccitante. Delusione che passa anche attraverso un meccanismo piuttosto comune in tutti i social, ovvero l'esaurimento di quello che potremmo definire "effetto endorfine". Su Tinder, Bumble (l’applicazione che permette soltanto alle donne e alle persone non binarie di iniziare un dialogo con le persone con cui hanno un match), Hinge and co, con il tempo l’immagine di sé sorridente e avventurosa diminuisce fino a diventare disillusione, frustrazione, persino depressione. "Questo succede - come spiegava già un paio di anni fa Marvi Santamaria, autrice del libro Tinder&the City (Alcatraz) - perché il business delle dating app è pensato per farti rimanere incollata attraverso una gratificazione che crea dipendenza. Tradotto: l’incontro giusto? Potrebbe essere il prossimo! Ritenta".
Su questa dinamica ci torniamo, ma prima occorre mettere a fuoco un'altra cruciale ragione di questo progressivo spopolamento, che è prettamente anagrafica. L’aumento infatti dell’età media dei cosiddetti “millennial”, infatti, sta a monte del loro disinnamoramento nei confronti delle piattaforme. Nel decennio scorso il successo delle app di dating, che allora avevano un valore di mercato di 50 miliardi (mentre ora si aggirano intono ai 10) era stato trainato proprio dal coinvolgimento di questa generazione, ma oggi gran parte delle persone che ne fanno parte ha smesso di utilizzarle. È accaduto un po’ per l’avanzare dell’età (oggi hanno tra i 28 e i 42 anni), e il cambio di stile di vita che ne consegue, un po’ perché molti hanno effettivamente trovato una relazione stabile e, di conseguenza, hanno perso interesse verso questo tipo di servizi. E il ricambio generazionale non c'è stato. Perché tra i Gen Z Tinder e soci non hanno mai sfondato, anzi: sono sempre stati accolti con diffidenza. Secondo un sondaggio condotto nell’ottobre dello scorso anno dal sito americano Axios e dalla società di analisi di dati Generation Lab, il 79 per cento degli studenti universitari statunitensi non utilizza app di appuntamenti. Preferiscono scriversi su Instagram o su TikTok, sia perché sono percepiti come piattaforme più rilassate rispetto a quelle specifiche per gli appuntamenti, sia perché sono meno disposti a pagare un abbonamento per avere accesso alle funzioni aggiuntive di queste app. Ma, come accennato sopra, questa crisi non è fatta solo di numeri, ma anche di psicologia. Oggi, infatti, è sempre più diffusa la convinzione che le dating app siano state pensate più per tenerti incollato lì, che per farti trovare qualcuno con cui uscire e vedere come va.
Questo sentimento condiviso ma strisciante, ha avuto il suo break point. Il giorno di San Valentino, infatti, sei utenti di app di incontri hanno intentato una proposta di azione legale collettiva accusando Tinder , Hinge e altre app di incontri Match di utilizzare funzionalità simili a quei giochi che creano dipendenza per incoraggiare l'uso compulsivo. Le app di Match, secondo la causa depositata in un tribunale federale nel distretto settentrionale della California, "utilizzano caratteristiche riconosciute che manipolano la dopamina" per trasformare gli utenti in "giocatori d'azzardo bloccati nella ricerca di ricompense psicologiche", generando "una dipendenza che porta gli utenti sono solo a pagare abbonamenti costosi ma anche ad un uso perpetuo”. "Le persone - come ha spiegato a Dazed Natasha McKeever, docente di etica applicata all'Università di Leeds, nel Regno Unito - vengono presentate come un mazzo di carte da sistemare e la prospettiva di arrivare in fondo al mazzo è allettante. Gli utenti continuano a “scorrere” anche se sono consapevoli che raggiungere “il fondo del mazzo” non è realmente realizzabile ". Questa prospettiva è in linea con quella dell’antropologa culturale Natasha Dow Schüll, autrice del libro Addiction by Design, che ha paragonato l’esperienza di utilizzo delle app di appuntamenti a quella delle slot machine: più giochi, in sostanza, e più giocheresti.
Come ha scritto sul The Guardian Georgina Lawton, "la dipendenza potrebbe essere stata incorporata in queste app sin dalla creazione. Il cofondatore di Tinder ha di fatti confessato di essersi ispirato nella sua creazione agli esperimenti psicologici sui piccioni. Le app di appuntamenti sono orientate al profitto, non alimentate dall’amore, dalla comunità o dalla gentilezza. "Eppure- spiega Lawton - anche se la maggior parte di noi conosce le insidie, scegliamo comunque di parteciparvi, anche a costo della nostra salute mentale. La dipendenza dalle app di appuntamenti ha devastato la mia vita e quella dei miei amici tra i 20 e i 30 anni. Mi sono anche costate tempo e denaro. A metà dei miei vent'anni, quando esternalizzare l'amore per l'algoritmo era ancora elettrizzante e per nulla nauseante, pagavo per le funzionalità premium su Hinge per non arrivare a nulla, e sapendo, in realtà, che la vendita di abbonamenti premium è la pietra angolare dei modelli di business della maggior parte delle app", Gli esperti hanno evidenziato come la ludicizzazione delle app di appuntamenti rilasci sostanze neurochimiche come la dopamina e la serotonina, responsabili del miglioramento dell’umore, nel cervello. Non sorprende, quindi, che le app di appuntamenti possano creare così dipendenza. "Non sono affatto sorpresa che si sia arrivati a un contenzioso. Penso che la grande tecnologia sia il nuovo tabacco, poiché gli smartphone creano dipendenza quanto le sigarette”, ha affermato Mia Levitin, autrice di The Future of Seduction. E se, dunque, l'effetto dipendenza sembri conclamato, nonostante, ovviamente, Match Group abbia definito la causa legale "ridicola e senza fondamento, più difficile è stabilire se le app di appuntamenti scoraggino le relazioni romantiche a lungo termine. Uno studio di Science Direct, ha suggerito che le coppie che si incontrano online hanno una piccola probabilità in più di avere matrimoni meno soddisfacenti e meno stabili, rispetto alle coppie che si incontrano offline, anche se è difficile dimostrare il nesso di causalità. Natasha McKeever, docente presso l'Università di Leeds specializzata in amore e sesso, ha affermato che le app di appuntamenti sembrano "incoraggiare cattivi comportamenti: ghosting, breadcrumbing, relazioni backburner". Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che avere un'app di appuntamenti in tasca può farti sentire che "un partner migliore per te potrebbe sempre essere a portata di mano". Come succede con le slot, quando l'idea e il desiderio di una vincita più grossa ti tengono incatenato lì.