Da qualche mese ho cominciato ad andare a cavallo. Chi se ne importa, direte a buona ragione. E in effetti non importa, se non a me e a muscoli che possiedo ma di cui non ricordavo la funzione, ma vorrei usare questo esempio per offrirvi questa suggestione: è impossibile andare a cavallo con uno smartphone in mano. E anche strigliarlo, prepararlo, poi pulirlo e pulire la stalla sono cose impossibili da fare con uno smartphone in mano. Quindi ecco che quelle tre ore a settimana in cui riesco a dedicarmi all'equitazione, diventano anche la mia parentesi di disconnessione da social, chat, mail, tutto. Non è solo la bellezza micidiale di questa disciplina, dunque, a farmi mettere cap, guanti, bustino con 38 gradi all'ombra, ma anche il benessere di sapere che per un po' sarò out, irreperibile, perfettamente concentrata, totalmente presa da altro. Ogni altra cosa che amo fare nel tempo libero, infatti, non preclude l'essere on line. Mentre NON essere on line è bellissimo, e non lo sai davvero fino a che non lo sperimenti.
E il fatto è che mai come in questi ultimi due anni e mezzo abbiamo avuto un sacco di buone ragioni per diventare un tutt'uno con i nostri dispositivi. Per rimanere aggiornati sui bollettini a tema Covid prima, per capire come evolve l'invasione russa dell'Ucraina poi, o per andare a caccia di meme in grado di disinnescare per qualche secondo la paura intorno ad entrambe le cose, più innumerevoli altre. Il problema non è, tuttavia, consultare ripetutamente i device, quando si vogliono aggiornamenti su questioni importanti o quando si sta attraversando un periodo di lavoro intenso o quando si ha molta voglia di chiacchierare con gli amici, la famiglia, i colleghi. Il problema è che l'automatismo con il quale di prima mattina afferriamo il cellulare e scattiamo una foto (brutta) al cappuccino ci è sfuggito di mano. Fatichiamo nel dosaggio, e mica ci sentiamo tanto bene dopo le abbuffate di tempo su Instagram, Facebook, TikTok, Twitter eccetera. Anzi, no, chiedetevelo: vi sentite bene? Potrebbe essere che non vi sentiate né bene né male, ma la scoperta è che si sta divinamente, non "né bene né male", quando ci si allontana da quel mondo lì.
E non sono solo le considerazioni personali di chi scrive, a mettere in chiaro che siamo andati oltre, con la nostra dipendenza da dispositivi digitali. A febbraio 2022 lo ha detto anche il governo del Belgio, che ha permesso a 65.000 dipendenti pubblici di godere del tanto atteso "diritto a disconnettersi". Niente email, messaggi, chiamate e soprattutto Whatsapp fuori dall'orario di lavoro, salvo casi eccezionali o emergenze. Petra De Sutter, ministro della pubblica amministrazione belga, ha definito questo provvedimento come assolutamente necessario per combattere quella cultura lavorativa sbagliata che fa sì che i dipendenti sentano costantemente (anche fuori dall'orario di lavoro) la necessità di rendersi reperibili. E il Belgio, per altro, uno degli gli ultimi Paesi europei a prevedere una legge sul tema. Ma se il mondo del lavoro è un vespaio e immagino il grido di protesta di chi, a ragione, rivendica di essere ostaggio di capi che pretendono un'inattaccabile reperibilità, in vacanza possiamo provare ad arginare la cosa. Oserei dire che, anzi, dovremmo farlo. Che i giorni sono sempre troppo pochi, il rientro sempre troppo vicino, e il luogo che si è scelto come meta varrà certo la pena d'essere vissuto al meglio, che sia esotico o che sia la riviera romagnola.
Quindi, tornando all'incipit, che aveva sì come scopo raccogliere commenti di altre amazzoni (scrivetemi in dm, ma solo dopo essere tornate dalle ferie) ma soprattutto quello di portare un esempio pratico: trovate qualcosa che sia impossibile fare con uno smartphone in mano. Per esempio la canoa. Il nuoto. Oppure sub. O windsurf, surf, kite surf. Tutti perfetti per raggiungere un ragguardevole numero di minuti senza chinare il capo su uno schermo. Certo, se siete legittimamente contrarie a qualunque attività motoria, specialmente se siete in vacanza, questa opzione per voi non è di alcuna utilità, ma se invece siete persone atletiche e che amano provare cose nuove, credo che questo possa essere un trucco molto semplice per disconnettersi dal mondo virtuale e connettersi a quello degli elementi naturali e alla loro impagabile energia. E se siete in vacanza con amici, aiutatevi a vicenda: partite con la dichiarazione d'intenti di volervi dedicare alla digital detox, e invitate chi viaggia con voi a fare cose insieme, con gli smartphone debitamente lasciati al sicuro da qualche parte. Datevi una mano ad essere davvero autodisciplinati. Bloccate tutti insieme l’utilizzo delle app per oltre un certo limite di tempo, disattivate la maggior parte delle notifiche, tenete lo smartphone in modalità “non disturbare” o “aereo” per sempre più ore nel corso della giornata. E se vi sfugge la mano, verso, per esempio, l'icona di Instagram in un momento di noia, magari mentre aspettate che vi portino il pranzo, o mentre aspettate qualcuno che tarda, fate con una mia amica che ha drasticamente ridotto la sua vita sui social: chiedetevi se avete davvero voglia di mettervi a scrollare o se lo state per fare senza nemmeno sapere perché. Stare senza far niente, ormai, è diventato motivo di disagio, di imbarazzo, perché attorno vedete la metà o più delle persone sta cincischiando con il telefono. Eppure siete al mare, siete sui monti, siete in una bellissima città scelta per essere scoperta, che cosa c'è di sbagliato nel starsene lì a godersi il panorama? Che cosa sarà mai successo di così clamoroso sui social da meritare più attenzione di un posto che avete voluto che fosse la vostra parentesi dalla vita quotidianità? E ancora: lettori e lettrici, questo 2022 ci ha regalato romanzi fantastici, basta guardare anche solo ai finalisti del Premio Strega per buttare giù una lista di titoli da correre a comprare. Togliete la suoneria a tutto e immergetevi in queste storie, badate che vanno giù come il vino buono, quindi fatevi una bella scorta e partite per un altro viaggio, oltre a quello che state già facendo. Infine, qualche pulce nell'orecchio che potrebbe farvi sorridere ma che, perdonerete l'eccesso di accenni auto biografici, a me sono state utili per riempire le ore insopportabili dei voli aerei ma che si possono usare anche come sostitutivi dei device. Per esempio la riscoperta della Settimana Enigmistica, e chi se la ricordava così geniale. O la scrittura. Di un diario, di poesie, di racconti brevi, di un pezzo di stand up, di una sceneggiatura. Di quel che vi pare, insomma, purché non sia un post sui social.