A nessuno va più di sentirsi rievocare il periodo della pandemia, a nessuna va più, e da un pezzo, di ripensare a quali siano stati durante quell'anno e qualche mese, i nostri usi e costumi, eppure ogni tanto occorre farlo. Complice proprio quest'insofferenza radicata, da lì ci siamo spostati all'estremo opposto su tantissimi fronti. Compreso quello delle tette.
Nel giugno 2021, ricordo un editoriale di The Cut che titolava: “Perché non mi rimetterò mai più il reggiseno”. Dentro, la giornalista Dayna Evans abbracciava l’idea di un nuovo capitolo della moda nel quale sarebbe stato il corpo a dettare la sagoma e non l’underwear che lo strizza: ci saremmo dovuti trovare, secondo l’autrice, nel momento utopico nel quale il mondo del fashion è abitato da corpi normali, con capezzoli e seni diversi. Nella rivalutazione generale di ciò che le donne volevano dalla loro lingerie, reggiseno in primis, il comfort era il primo della lista. Perché con il lockdown, senza luoghi di lavoro o di svago in cui andare, molte di noi avevano assaporato la comodità della vita senza ferretti e imbottiture, e avevano giurato che non sarebbero più tornate indietro.
In una diretta Instagram persino Gillian Anderson aveva rincarato la dose di insofferenza per l'accessorio, e guardando la videocamera aveva detto molto candidamente: "Sono così pigra che non indosso neanche più il reggiseno: è fottutamente scomodo. Guardate, preferisco che le tette mi arrivino all’ombelico, io non me lo metto più". E invece niente va mai come programmiamo, e nonostante sembrassimo convinte che il futuro fosse a forma di Zoe Kravitz in High Fidelity, ovvero reggiseno-free abbinato a seno piccolo e canotta, mai come in questo 2025 tanto i reggiseni quanto il loro abbondante contenuto, sono tornati al centro della scena.
Le tette, d'altronde, sono sempre state brave a catturare la nostra attenzione, e oggi sono tornate a farlo con prepotenza, tanto che qualcuno, come la giornalista del Guardian Jess Cartner-Morley, vede in questo "risorgimento" un segno dell'impatto che il presidente Usa Donald Trump sta avendo sulla cultura statunitense e, di conseguenza, su quella occidentale tutta.
Se ancora non lo avete fatto, prestateci attenzione: nel 2025 il seno è ovunque. Gonfio, incorniciato, sollevato, spinto, celebrato, ma soprattutto osservato.
Le tette sono tornate (e sono ovunque)
Siamo (forse) tornate al punto in cui due curve possono dire molto più di mille parole. Ma cosa ci stanno dicendo, esattamente? È solo un ciclo della moda che gira, o stiamo assistendo a una nuova estetica del potere, modellata — o forse manipolata — da una visione del mondo dove il corpo femminile è ancora una questione pubblica, politica, e soprattutto maschile?
Non è un caso che questo revival capiti mentre l’ombra lunga di Trump continua a stagliarsi sulla cultura pop e politica, anche fuori dai confini americani. In un clima che premia la nostalgia per un passato che non è mai stato così glorioso per le donne (o almeno così ci raccontano tante influencer anti femministe e molto trumpiste), il seno diventa simbolo: di nutrimento, di piacere, ma anche di controllo, esposizione, e a volte di conformismo travestito da libertà. Il fatto che una cultura che, fino a pochi anni fa, esplorava sensibilmente il genere come una questione complessa sia ora regredita al livello dei ragazzi adolescenti che guardavano American Pie per la prima volta, dice tutto su come sono cambiate le cose. E in tutto questo le celebrities non si capisce più se dettano o stanno al passo.
Di certo Kylie Jenner ha aperto le danze, seguita a ruota da una nuova ondata di It Girls che sembrano uscite direttamente da un remake distopico di Baywatch. Nel frattempo, il #BoobJob su TikTok macina milioni di visualizzazioni, mentre le cliniche di chirurgia estetica offrono pacchetti “seno da red carpet” con pagamenti a rate. Il corpo si finanzia. Letteralmente.
Se la lunghezza delle nostre gonne parla al mercato azionario - orli corti in tempi di boom, lunghi quando le cose vanno male - i seni sono politici. I decenni in cui i grandi seni sono di moda sembrano coincidere con tempi di regressione per le donne. Se negli anni Venti gli abiti flapper dal petto piatto erano sinonimo di emancipazione, gli anni Cinquanta di Jayne Mansfield e Sophia Loren hanno visto le donne lasciare il posto di lavoro e tornare ad occuparsi a casa. Negli anni Settanta i torsi magri sotto le magliette andavano di pari passo al movimento di liberazione delle donne, mentre negli anni Ottanta e Novanta, quando consumismo e turno capitalismo cominciavano a ingranare la quinta, c'è stato il boom della cosiddette maggiorate.
In seguito, la moda è cambiata e la taglia ideale si è leggermente ridotta, ma l’imposizione di precisi standard estetici resta. E in definitiva, quell’attenzione non si è mai spenta.
Lauren Sánchez: manifesto del nuovo capitalismo estetico
I seni hanno sempre riguardato denaro e classe, nonché sesso e genere. Le signorine Tudor che indossavano abiti tagliati per esporre i loro piccoli seni indicavano con orgoglio di avere i mezzi per permettersi vestiti su misura. Oggi, in quello che secondo il Guardian è uno dei momenti topici che hanno segnato e proclamato il ritorno delle tette come big thing (in tutti i sensi), rilevantissimo è stato l'abito scelto da Lauren Sánchez Bezos per l'Inauguration Day dello stesso Trump.
Quel tailleur pantalone bianco di Alexander McQueen, con scollatura che sfida la gravità, attinge al fatto che le persone così ricche possano avere l'impossibile. Sì, perché è piuttosto difficile avere un corpo molto sottile e un seno molto grande. Il corpo di Sanchez è una manifestazione fisica di qualcosa di molto più grande, che è l'iper-ricco che vive in una realtà diversa dal resto di noi. Il pianeta potrebbe essere già condannato a una fine tragica, ma loro possono andare nello spazio e avere corpi che non dialogano con la natura, bensì con i soldi. È un indicatore di lusso e arroganza.
Lauren Sánchez, la First Lady non ufficiale del nuovo capitalismo galattico, con il suo fisico scolpito, il décolleté protagonista di ogni uscita pubblica e l’immagine costantemente levigata, è diventata una vera e propria icona del nuovo immaginario femminile post-Trump, post-femminista, post-qualunque cosa non si possa monetizzare. Non è solo la moglie di Jeff Bezos: è la proiezione vivente di un’estetica del potere che parla il linguaggio della chirurgia, della sorveglianza digitale e del desiderio maschile.
La chirurgia - il fatto schietto che le tette siano una cosa che puoi comprare - ha cristallizzato l'idea del seno come il più grande successo commerciale della femminilità. Non a caso l'ingrandimento del seno è la chirurgia estetica più popolare nel Regno Unito, con 5.202 procedure eseguite nel 2024, secondo la British Association of Aesthetic Plastic Surgeons.
Non è solo moda: è un linguaggio del potere
L’Italia, con gli Usa, è uno dei paesi al mondo in cui si eseguono più mastoplastiche: nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di interventi additivi, ed è in crescita il numero delle minorenni che ne fa richiesta. "Quando per la sua ricerca sulla sociologia della chirurgia estetica Jacqueline Sanchez Taylor - si legge sul Guardian - ha intervistato le donne nel 2010 sulle loro esperienze in fatto di aumento del seno, molte giovani donne hanno detto che lo stavano facendo per lo status. Non per mostrare il seno di per sé, ma per (di)mostrare che ce l'avevano fatta. Sentivano di essere così buone cittadine: essere indipendenti economicamente, senza rinunciare alla parte - al ruolo - di essere femminili.” Il seno, dice Sanchez Taylor, "dice tutto su chi è una donna: sulla femminilità e la fertilità, la classe e l'età".
Falso non è più scandaloso o trasgressivo. Il vocabolario della chirurgia plastica è stato ammorbito e mainstream per far diventare la chirurgia estetica più appetibile. La 27enne Kylie Jenner ha recentemente condiviso sui social media i dettagli della sua chirurgia del seno, con tanto di dimensioni dell'impianto, fino al posizionamento e al nome del chirurgo. La nuova linea di battaglia è tra perfezione e imperfezione. La generazione che sta diventando adulta ora, non ha mai visto una foto di celebrità che non fosse stata ritoccata, non ha mai usato una fotocamera che non avesse filtri, scatta 20 selfie e ne cancella 19, ha un'intolleranza altissima all'imperfezione. Per dirla senza mezzi mezzi, la normalità a loro sembra strana e poco appetibile. Quindi sembra naturale - anche se non lo è davvero - che le tette delle celebrità stiano diventando più grandi anche se i loro corpi stanno diventando più piccoli.
Emma McClendon, assistente professore di studi di moda alla St John's University di New York, che nel 2017 ha curato la mostra di New York The Body: Fashion and Physique dice: “Quello che stiamo vedendo ora è una modalità molto controllata di curviness, che enfatizza una vita piccola” - molto codificata sugli anni Cinquanta, lo diventa di nuovo. "I farmaci per la perdita di peso GLP-1 stanno avendo un impatto culturale su tutti noi, indipendentemente dal fatto che tu o le persone che conosci li stiate usando o meno", dice McClendon. "L'incredibile restringimento del corpo delle celebrità che stiamo vedendo in America sta avvalorando l'idea che il tuo fisico sia "riparabile" e modificabile". I lineamenti possono essere modificati, il grasso fuso, le rughe cancellate. Ma più di tuto, il seno può essere qualunque cosa tu voglia.
La nuova perfezione è curvy (ma chirurgicamente scolpita)
Così, di pari passo, negli ultimi 12 mesi, il reggiseno a proiettile è tornato. Sulla passerella di Miu Miu, dall'influencer e cantante Addison Rae, e, giusto per suggellare la rinascita, con la regina della moda, Kate Moss, che ne indossava uno sotto il suo abito Donna Karan in un servizio fotografico di moda diventato virale per un recente numero della rivista Perfect. Forse il reggiseno a proiettile, che può essere visto come un'arma a disposizione del seno, è davvero simbolicamente perfetto per questo momento storico. "La moda è il corpo e l'abbigliamento trasforma il corpo in un linguaggio", dice McClendon. Il reggiseno a proiettile è tornato in un momento in cui "la femminilità domestica è stata riconfezionata come glamour".
In fondo, il ritorno del seno — tra filtri, filler e flash — non è solo un trend estetico: è uno specchio. E quello che riflette non è la libertà di mostrarsi, ma la pressione di esibirsi. Il corpo femminile torna a occupare la scena, ma raramente come soggetto. Più spesso come superficie, contenitore, prodotto. Lauren Sánchez non è l’eccezione: è il modello. Non perché lo voglia — magari anche sì — ma perché il sistema l’ha scelta, l’ha premiata, e l’ha resa iconica. Perché incarna perfettamente ciò che il potere maschile ama: una donna che brilla, che seduce, che è visibile… ma mai scomoda.
Così, mentre ci vendono seni come segni di forza, la vera domanda resta: chi detta davvero le regole del gioco? E quante volte ancora dovremo travestire l’adesione alla norma come affermazione di sé? Finché il corpo femminile continuerà a essere il primo terreno di battaglia culturale — sezionato, rifatto, esaltato, giudicato — la libertà resterà una promessa a scadenza. E noi, tra un push-up e un post, rischiamo di scivolare da protagoniste a comparse in una narrazione scritta da altri.