"La morte è vicina". Ho mandato questo messaggio a un gruppo di amiche, allegando una mia foto. Il motivo della mia improvvisa allerta? La scoperta di un intruso: un pelo grigio nell’arco del sopracciglio. Dopo il primo impulso drammatico (da ascendente Leone), ho fatto un passo indietro. In fondo invecchiare è un privilegio, non tutti ne hanno la possibilità. Ma mi chiedo: da dove nasce quel senso di allarme che accompagna ogni cambiamento del nostro aspetto? Forse dal fatto che ci viene sempre proposta una soluzione a un processo del tutto naturale, senza darci lo spazio e il tempo per adattarci a quei cambiamenti con gradualità.



Alcuni dei miti che ci raccontano sull’invecchiamento sono reali (non tutti, ma alcuni - e dopo vent’anni da beauty editor, posso confermarlo). È innegabile che il corpo cambi. Fino a pochi anni fa, il mio problema principale era una pelle iperattiva, lucida come una lampadina accesa. Ora, a 40 anni, combatto la secchezza, le linee d’espressione restano, e sì, ci sono persino le rughe sulle ginocchia da considerare.

Invecchiare è naturale, ma siamo state condizionate a combatterlo a suon di investimenti sin da giovanissime. Ricordo un evento stampa di dieci anni fa: un chirurgo estetico mi fece notare, senza che glielo avessi chiesto, dove la mia pelle stava “cedendo”. Quelle parole mi rimasero addosso. Poco dopo, feci filler alle labbra e alla zona perioculare. Prima di allora, il mio rapporto con la bellezza era puro piacere, espressione, creatività. Ma man mano che il filler si riassorbiva, è arrivata una frana emotiva.

Ho iniziato a non riconoscermi più. Ogni riflesso mi dava l’impressione che mancasse qualcosa. L’ho odiato. Da adolescente plus-size cresciuta nell’era tossica della taglia zero, conoscevo fin troppo bene quella sensazione di non bastare. Non volevo tornare lì. Così mi sono imposta di smettere, di uscire dal circolo dei “ritocchini” venduti come cose leggere. (Non sono contraria alla chirurgia estetica o agli iniettabili, ma credo fermamente che servano regole più severe).

cosa significa diventare 40 ennipinterest
Rachpoot/Bauer-Griffin//Getty Images

Il modo in cui ci viene venduta l’idea di anti-ageing è aggressivo e poco etico. Per questo ho creato il mio "piano di invecchiamento": niente filler, almeno per ora dato che è troppo impegnativo a livello emotivo (e finanziario). Ho trovato un compromesso in trattamenti annuali per stimolare il collagene, agopuntura facciale e massaggi linfatici.

Mi concentro anche di più su salute e movimento: con un abbonamento flessibile in cui cambio allenamento ogni settimana, il che funziona bene con la mia ADHD. Voglio più libertà con il passare degli anni, non meno. E questo include disattivare tutto ciò che mi fa sentire inadeguata: ho silenziato gli account social che alimentano l’ansia estetica e popolato il feed di donne straordinarie nella loro piena maturità. Ha avuto un impatto enorme sulla mia autostima — lo consiglio caldamente.

Ci sono molte sfaccettature nel “crescere” (la mia parola preferita per dire invecchiare), e una delle migliori è la sicurezza in me stessa. Mi importa meno del giudizio altrui. So dire no: negli appuntamenti, nel lavoro, nella vita. Ma non è semplice: i messaggi contro l'invecchiamento sono ovunque, e mantenere la propria autostima intatta è una lotta quotidiana. Ci sono giorni in cui cedo, ma mi circondo - online e nella vita reale - di persone ispiranti, di ogni età. E, cosa fondamentale, cerco di non basare la mia sicurezza solo sull’aspetto esteriore.

A dire il vero, non sapevo nemmeno se festeggiare i 40 con una festa. Non ero certa di cosa stessi celebrando. Ora però so che è importante celebrare me stessa, e le mie amiche, per ogni tappa raggiunta e non solo quelle “ufficiali” come matrimoni, figli o fidanzamenti. Compleanni, adozioni, nuovi lavori, divorzi, o anche solo un “perché no”: ogni occasione è buona per ricordare a qualcuno quanto sia straordinario. Dovremmo farlo più spesso. E dobbiamo rifiutare attivamente frasi come “è bella per la sua età” o “era sexy da giovane”, se vogliamo davvero costruire un futuro diverso.

Durante la scrittura del mio libro Ugly, ho capito quanto le donne più mature vengano rese invisibili. Forse perché sono più forti, più consapevoli, e quindi meno facili da manipolare. I social e la TV le mettono ai margini: algoritmi ageisti e casting sessisti le escludono a priori. Se c’è una cosa che ho imparato a 40 anni è questa: dobbiamo rifiutare con decisione tutto ciò che tenta di spegnere la nostra luce e concederci, finalmente, di brillare davvero.

Ugly: Why the world became beauty-obsessed and how to break free

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